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sabato, 7 Settembre 2024

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Sparatoria allo Sperone di Palermo: scommesse e far west

CronacaSparatoria allo Sperone di Palermo: scommesse e far west

Cominciano a delinearsi le cause e le dinamiche che hanno portato all'omicidio di Giancarlo Romano, ritenuto vicino ai Lo Nigro e alla famiglia mafiosa di corso dei Mille. la polizia ha emesso tre fermi. Restano gravi le condizioni di Alessio Caruso, operato all'addome al Buccheri La Ferla. Anche lui è indiziato

Sembrava il far west e invece era lo Sperone di Palermo. Il 26 febbraio, nella periferia della città in tanti si sono chiusi in casa per evitare una pistolettata. La guerra comincia, a quanto pare, all’interno di un garage di via XXVII maggio, dove uno dei figli di Camillo Mira, quest’ultimo adesso indagato per l’omicidio di Giancarlo Romano, viene colpito con un pugno al volto perché si rifiuta di pagare un debito scaturito dalle scommesse clandestine. Sembra infatti che i Mira gestissero il giro e che pagassero una sorta di pizzo sulle entrate alla mafia. La questione degenera davanti ad una agenzia di scommesse di corso dei Mille dove qualche ora dopo scoppia un’altra battaglia a colpi di pallottole. Ad iniziarla, da ciò che emerge, sarebbe stato proprio Camillo Mira. A rimanere ferito un avventore, pare estraneo ai fatti, e lo stesso Mira.

E’ a questo punto che scende in campo Giancarlo Romano, considerato un pezzo da 90 della zona e vicino ai Lo Nigro, famiglia mafiosa affiliata al clan di corso dei Mille. Un incensurato non sconosciuto però alle forze dell’ordine. Il suo nome venne fuori in alcune intercettazioni del 2022 e dai racconti di alcuni pentiti. Romano avrebbe aiutato uno dei Lo Nigro, Antonino detto “U ciolla”, a tornare al comando del controllo del traffico delle estorsioni e degli stupefacenti a Brancaccio e allo Sperone.

Al ritorno a casa, in serata, Camillo Mira e il figlio Antonio avrebbero trovato davanti al portone Giancarlo Romano e Alessio Caruso. Da lì un inseguimento e un’altra sparatoria che hanno portato all’uccisione di Romano e al ferimento grave di Caruso.

Ieri all’alba la polizia ha eseguito un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Procura della Repubblica di Palermo – Direzione Distrettuale Antimafia – nei confronti del 54enne Camillo Mira, del figlio Antonio Mira e di Alessio Caruso, tuttora in pericolo di vita, ritenuti responsabili a vario titolo di omicidio, tentato omicidio, porto abusivo d’arma da fuoco e tentata estorsione, reati aggravati dal metodo mafioso.

La ricostruzione dei fatti è avvenuta mediante la visione delle immagini registrate dalle telecamere di video sorveglianza installate nella zona, nonché in virtù dell’attività di riscontro degli elementi assunti nel corso delle numerose perquisizioni effettuate dagli investigatori nelle ore immediatamente successive agli eventi delittuosi. Nel corso delle stesse venivano anche rinvenute due armi utilizzate negli scontri a fuoco allo Sperone di Palermo.

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