martedì, 18 Marzo 2025

Dionisi Out o di nuovo In ha distolto la città da un argomento importantissimo

Barbera, ok alla convenzione, a patto che gli imprenditori non diventino “prenditori”

A quanto pare sull’asse Palermo – Manchester si va avanti a furia di summit, call, contatti, approcci e sondaggi. Il tutto mentre Alessio
Dionisi
è ancora lì, pronto a rimettere la tuta ed a dirigere i suoi ragazzi in quel di Torrettaland.
L’umiliante sconfitta patita contro la Cremonese non solo ha posto un altro mattoncino nel muro delle pessime figure fatte in questo campionato dal Palermo ma potrebbe avere un effetto ancora più devastante. Quale? Fungere da arma di distrazione di massa.

Pre-Cremonese, infatti, l’attenzione di tutti (media e tifosi) era quasi interamente concentrata sulla questione “convenzione” tra
Comune e Palermo F.C. (leggasi CFG) per la gestione dello stadio Renzo Barbera. Dal gol di Collocolo in poi (probabilmente sarebbe stato uguale già se ci si fosse fermati al gol di Valoti del 2 a2) l’argomento è stato (giustamente) solo uno: l’esonero di Dionisi. Legittimo, per carità. Più che legittimo, tardivo addirittura. Perché il tecnico toscano, probabilmente, andava accompagnato sull’uscio nel momento in cui era stato dato il benservito all’ex DS, Morgan De Sanctis.

A prescindere dalla situazione del tecnico toscano, urge, però tornare a parlare di questa benedetta convenzione. Un progetto che, probabilmente, consegnerà al gruppo arabo-inglese l’impianto di viale del fante per tanto, tanto tempo. Per farne cosa? Per quale core business?

Nel dubbio che qualcuno se ne fosse dimenticato, il Barbera è uno stadio di calcio, è la casa del Palermo fin dal 1932. Ha cambiato nomi, ha attraversato guerre. Ha conosciuto i fasti della serie A e delle coppe europe; anonime stagioni in terza serie e – paradossalmente esaltanti stagioni di serie C2 e serie D.

Al suo interno vi sono stati eventi epocali come le visite papali o concerti che sono rimasti nello scrigno degli imperituri ricordi di molti palermitani. Ma se facessimo un sondaggio sarebbero sicuramente in maggioranza coloro che associano allo stadio Barbera – ma sì, alla Favorita – i gol di Vernazza o Troja, la bicicletta di Chimenti, il gol “volante” di De Rosa al Verona; la mano all’orecchio di Toni o i dribbling carioca di Montesano; le punizioni di Corini, la tripletta di Pastore al Catania o le giocate di capitàn Miccoli con tutto lo scibile calcistico che la dea Eupalla aveva affidato ai suoi sapienti piedi (sapienti, almeno quelli…).

E allora sì, concediamolo questo Barbera, per cinquanta, ottanta o duemila anni. Ma ancoriamo la convenzione anche al raggiungimento di obiettivi da perseguire dentro il rettangolo di gioco. Promozioni, partecipazioni a vetrine continentali, trofei. Perché è fin troppo facile – soprattutto in questa città – trasformarsi da imprenditori a semplici “prenditori” e lo stadio, checchè se ne possa dire, è un bene pubblico dell’intera collettività palermitana.

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