Un duro colpo è stato inflitto al mandamento mafioso di Uditore-Passo di Rigano grazie a un’importante operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Palermo. L’inchiesta, che ha portato all’arresto di 19 persone (17 finite in carcere e 2 ai domiciliari), ha fatto emergere una fitta rete criminale dedita all’estorsione, al controllo delle attività economiche e alla riorganizzazione dei vertici della cosca mafiosa.
Il ritorno degli storici boss
L’indagine ha rivelato come alcuni esponenti di spicco del clan, dopo un periodo di detenzione, abbiano cercato di riaffermare la propria leadership. La strategia prevedeva la gestione delle attività economiche, con particolare attenzione al settore edilizio, attraverso intimidazioni e imposizioni agli imprenditori locali.
Un nome di peso, figura apicale della mafia palermitana, è tornato in gioco, rinsaldando alleanze e tessendo una nuova rete relazionale per riprendere il controllo degli affari illeciti e spartire i profitti derivanti dalle attività economiche infiltrate dalla criminalità organizzata.
Incontri segreti e connessioni con politica e imprenditoria
Le indagini hanno documentato una serie di incontri riservati tra i membri della consorteria mafiosa, alcuni dei quali si sarebbero svolti in locali ricettivi della città per riallacciare rapporti con esponenti del mondo politico e imprenditoriale siciliano.
Alcune riunioni segrete si sono svolte in un fondo agricolo nell’area di Passo di Rigano, dove i boss pianificavano strategie e discutevano lo stato dell’organizzazione mafiosa. Sarebbe emerso un patto di garanzia per un ingente debito maturato in favore di un noto mafioso ergastolano legato alla stagione delle stragi.
Il business della mafia: estorsioni e discoteche
Il controllo del territorio da parte del clan passava anche attraverso estorsioni sistematiche agli imprenditori locali, costretti a versare il “pizzo” o a favorire aziende vicine al sodalizio mafioso.
Uno degli elementi più inquietanti emersi dall’inchiesta riguarda la società A.C. Milano, che gestiva la discoteca Notre Club, teatro di numerosi episodi di violenza, tra cui l’omicidio del 22enne Rosolino Celesia, avvenuto il 21 dicembre 2023. L’attività del locale era sotto l’egida della mafia, che ne utilizzava la gestione per il riciclaggio di denaro sporco e per il controllo del mondo della movida palermitana. Dietro al locale ci sarebbe Agostino Sansone.
Sequestri per 10 milioni di euro
Oltre agli arresti, l’operazione ha portato al sequestro preventivo di beni e imprese per un valore stimato di circa 10 milioni di euro. Tra i beni confiscati figurano immobili, quote societarie e conti bancari riconducibili agli indagati, smantellando così una parte del sistema economico mafioso.
L’operazione, supportata da unità specializzate della Polizia di Stato, è stata possibile grazie a un lungo lavoro investigativo che ha portato alla raccolta di gravi indizi di colpevolezza. Tuttavia, come previsto dalla legge, le responsabilità penali degli arrestati dovranno essere accertate in sede processuale.
La nota del sindaco Lagalla
“Rivolgo il mio plauso agli agenti della squadra mobile, del Sisco e alla Dda di Palermo – scrive il sindaco di Palermo Roberto Lagalla – per l’operazione che ha portato all’arresto di 19 esponenti del mandamento mafioso di Uditore e Passo di Rigano. Il blitz di oggi conferma la volontà dei boss, alcuni dei quali dopo aver scontato un periodo di detenzione in carcere, di ripristinare il proprio potere mafioso sul territorio, influenzando le attività economiche legate al settore dell’edilizia. Per queste ragioni, il mio ringraziamento va alla magistratura e alle forze dell’ordine che, con grande impegno, tengono alta l’attenzione verso la criminalità organizzata che punta a consolidarsi e a rinforzare il proprio potere”.