La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha annunciato di essere indagata dalla Procura di Roma per favoreggiamento e peculato, nell’ambito della controversa vicenda legata al generale libico Almasri. In un video diffuso sui suoi canali social, Meloni ha confermato che anche il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il sottosegretario Alfredo Mantovano sono coinvolti nell’indagine. La premier ha immediatamente respinto le accuse, definendole infondate e ribadendo la sua posizione di non farsi intimidire: “Non sono ricattabile e non mi faccio intimidire”, ha dichiarato, esprimendo piena fiducia nelle proprie azioni.
L’inchiesta prende piede dopo il rimpatrio del generale libico Almasri, avvenuto nel 2022, il cui arresto era stato richiesto dalla Corte Penale Internazionale. Meloni ha spiegato che l’operato delle autorità italiane riguardante Almasri è stato conforme a quanto previsto dalle leggi italiane e internazionali. La premier ha sottolineato che la Corte Penale Internazionale aveva emesso un mandato d’arresto solo quando il generale era già in viaggio verso l’Italia, nonostante avesse soggiornato tranquillamente in altri Stati europei per circa due settimane. Inoltre, Meloni ha criticato il comportamento della Corte, accusandola di non aver trasmesso ufficialmente la richiesta di arresto, come previsto dalla normativa, sebbene quest’ultima abbia sostenuto di averlo fatto per via diplomatica.
Nel suo intervento, Meloni ha spiegato che, una volta che Almasri è stato rilasciato, le autorità italiane non hanno ritenuto opportuno riattivare un provvedimento di arresto, preferendo invece procedere al suo rimpatrio per motivi di sicurezza nazionale. “Piuttosto che lasciarlo libero sul nostro territorio, abbiamo deciso di espellerlo e rimpatriarlo immediatamente”, ha ribadito la premier, difendendo la scelta come una misura di precauzione.
La reazione dell’opinione pubblica e dei leader politici non si è fatta attendere. Mentre alcuni giuristi sollevano dubbi sulle modalità seguite dalle istituzioni italiane, il centrodestra ha difeso a spada tratta l’operato di Meloni e degli altri indagati. Antonio Tajani, ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, ha espresso pieno sostegno alla presidente del Consiglio, sostenendo che le accuse siano inopportune e potrebbero nascondere una vendetta politica. “Difendo la separazione dei poteri e condanno scelte che suonano come una ripicca per la riforma della giustizia”, ha scritto Tajani sui social.
Meloni ha concluso il suo intervento con un messaggio chiaro e deciso: “Non mi faccio intimidire. È possibile che per questo sia invisa a chi non vuole che l’Italia cambi e diventi migliore, ma anche e soprattutto per questo intendo andare avanti per la mia strada a difesa degli italiani”. La premier ha ribadito il suo impegno a tutelare la sicurezza nazionale, dichiarando che continuerà a lavorare senza paura, malgrado le difficoltà e le polemiche.