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domenica, 14 Luglio 2024

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Palermo, estorsione per la stazione marittima del Porto: due arresti

CronacaPalermo, estorsione per la stazione marittima del Porto: due arresti

Si tratta del direttore tecnico dei lavori Francesco Tricarico e del direttore del cantiere Rosario Cavallaro. Avrebbero estorto 80mila euro ad un subappaltatore

Un’operazione dei finanzieri del comando provinciale di Palermo ha fatto scattare le manette per due referenti dell’impresa appaltatrice che doveva occuparsi della ristrutturazione della stazione marittima del porto di Palermo. Le fiamme gialle hanno anche sequestrato somme per un totale di 80 mila euro visto che si ipotizza il reato di estorsione. Il Gip ha emesso un’ordinanza a seguito di una richiesta presentata dalla Procura.

Sono dunque finiti ai domiciliari il direttore tecnico dei lavori Francesco Tricarico, 37 anni, di Canosa di Puglia (Bari), e il direttore del cantiere Rosario Cavallaro, 68 anni. Entrambi lavoravano per la società Socotramo Srl di Roma, che aveva ottenuto l’appalto per la realizzazione del nuovo terminal crociere.

Le indagini, condotte dagli specialisti del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo (Gruppo tutela spesa pubblica), sono partite da una denuncia dell’Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia Occidentale, il cui direttore è Pasqualino Monti, per una serie di ritardi attribuiti ad una conflittualità tra la società aggiudicataria e alcune ditte sub-appaltatrici, causata dal differito o mancato pagamento dei lavori eseguiti. Il direttore tecnico e il direttore del cantiere avrebbero preteso dai titolari delle tre imprese sub-appaltatrici, somme extra che arrivavano anche ad un terzo del valore dei lavori affidati, minacciando l’interruzione della collaborazione.

I due non si sarebbero fermati solo alle richieste e alle minacce, ma avrebbero portato avanti ritorsioni nei confronti delle tre imprese, effettuando controlli a sorpresa, ritardando i pagamenti delle fatture o non liquidandole proprio. I finanzieri avrebbero addirittura accertato che in un caso una delle aziende sub-appaltatrici avrebbe ceduto alle minacce versando 45 mila euro in contanti e 35 mila euro in bonifici, con causali fittizie. Quest’ultima somma sarebbe stata versata nel conto corrente della madre del direttore del cantiere.

Gli indagati, inoltre, avrebbero suggerito ai subappaltatori di utilizzare materiale scadente rispetto a quello previsto nel capitolato.

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