Ancora un incidente sul lavoro drammatico in Sicilia. Un operaio di 62 anni, originario di Calatafimi, è rimasto gravemente ferito dopo essere precipitato dal secondo piano di una impalcatura in un cantiere edile a Trapani. L’incidente è avvenuto nella giornata di ieri. Le condizioni dell’uomo sono apparse subito critiche: dopo un primo soccorso sul posto, è stato trasferito d’urgenza al trauma center dell’ospedale Villa Sofia di Palermo, dove è attualmente ricoverato in prognosi riservata.
“L’ennesimo episodio che riaccende i riflettori sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, soprattutto nei cantieri, dove troppo spesso – denunciano i sindacati – le norme vengono ignorate, e a farne le spese sono sempre gli operai”.
«È giunto il momento di chiamare gli incidenti sul lavoro per quello che sono, ovvero operaicidi. Il lavoro non può né ferire né uccidere», ha dichiarato con durezza il segretario provinciale della Fillea Cgil di Trapani, Gaspare Giaramita.
Il sindacalista ha poi puntato il dito contro le inadempienze che, anche in questo caso, potrebbero aver avuto un ruolo determinante. «Sono troppe – ha aggiunto – le regole sulla sicurezza che vengono disattese, tra queste l’ordinanza regionale che stabilisce il divieto di lavoro nei cantieri, per coloro che svolgono attività fisica intensa al sole, nei giorni in cui le temperature sono alte. Là dove i datori di lavoro non rispettano le norme, chiediamo alle forze di polizia e a tutti gli organi competenti di vigilare a difesa della legalità, della sicurezza e della salute degli operai».
Nelle ultime settimane la Sicilia è stata investita da un’ondata di caldo anomalo, con temperature ben oltre i 35 gradi. Lavorare in simili condizioni, soprattutto su impalcature esposte al sole, può diventare letale. Secondo i primi accertamenti, non è escluso che il malore o lo sfinimento fisico possano aver contribuito alla caduta dell’operaio.
La magistratura ha aperto un’inchiesta per accertare eventuali responsabilità. I tecnici dello Spresal e gli ispettori del lavoro hanno già effettuato un sopralluogo nel cantiere, che al momento risulta sotto sequestro.
Mentre si attendono aggiornamenti sulle condizioni dell’uomo, la Fillea Cgil invita a un cambio di passo culturale e normativo. «Non si può continuare a morire per lavorare – ribadisce Giaramita –. Serve una strategia nazionale per fermare questa scia di sangue che colpisce i più deboli. Gli operai non sono numeri, sono padri, mariti, figli. E ogni caduta, ogni morte, è una ferita aperta nella coscienza del Paese».