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Il Fatto Quotidiano: “Uno zio del capo di gabinetto di Lagalla è stato ucciso, un altro latitante»

PoliticaIl Fatto Quotidiano: "Uno zio del capo di gabinetto di Lagalla è stato ucciso, un altro latitante»

Lo Galbo: «Non lo sapevo, lo ho appreso grazie al Fatto Quotidiano. Me lo ha confermato mio padre»

Al quotidiano “Il Fatto Quotidiano” nei giorni scorsi è arrivata una lettera firmata che criticava la nomina di Maurizio Lo Galbo a capo di gabinetto del neo-sindaco di Palermo, Roberto Lagalla. Secondo la missiva nella parentela di Lo Galbo ci sono stati due zii “ingombranti”. Deceduti da tempo, sarebbero stati protagonisti di lontane ma inquietanti vicende di cronaca. Nella lettera era specificato che il padre aveva avuto due fratelli. Uno era Carmelo Lo Galbo classe 1936, un imprenditore edile che era stato ucciso nel maggio 1989 nell’ambito del cosiddetto “complotto Puccio”, riferito al boss inviso a Totò Riina. Vincenzo Puccio era stato ucciso in cella l’11 maggio 1989 a colpi di bistecchiera, mentre, contemporaneamente, fuori dal carcere veniva ucciso anche un altro Puccio, il fratello Pietro.

Come scrive il “Fatto”, secondo una sentenza della Corte di Assise di Palermo, questo zio di Maurizio Lo Galbo si sarebbe adoperato in favore dei Puccio. Un altro zio invece, Domenico Lo Galbo, classe 1939, aveva subìto nel 1983 una condanna a 18 anni per un traffico di droga tra Italia e Usa. Era nipote di Filippo Ragusa, boss del network di narcotrafficanti. Ragusa oltre ad essere zio di Domenico, ovviamente era anche zio, per parte di madre, anche di Carmelo e Giuseppe Lo Galbo. Perché fratello della loro mamma Annamaria Ragusa.

«NON SAPEVO NULLA»

Un giornalista del “Fatto” ha raggiunto Maurizio Lo Galbo al telefono, che, inizialmente, ha negato i legami di sangue: «Non sono i fratelli di mio padre ─ ha detto ─. Glielo ripeto: Carmelo e Domenico Lo Galbo non so chi siano. Mio padre che si chiama Giuseppe, è un geometra. Se vuole saperlo ha un cugino monsignore». Però dopo poche ore lo stesso Lo Galbo ha telefonato al cronista per correggersi, sostenendo di avere scoperte questa parentela solo grazie al Fatto Quotidiano. «Ho chiesto a mio padre ─ ha affermato ─ ed effettivamente mi ha confermato che Carmelo e Domenico erano suoi fratelli. Ma io non lo sapevo». Il cronista ha stentato a credere a questa versione di Lo Galbo, e il capo di gabinetto si è offeso: «Stia attento a quello che scrive, perché io questi zii non li ho mai visti in faccia. Sono nato nel 1980». Effettivamente questo zio Domenico era residente negli Stati Uniti ed è diventato latitante quando Maurizio è appena nato. Mentre l’altro zio, Carmelo, invece è morto nel maggio del 1989 quando Maurizio aveva quasi 9 anni. Lo Galbo ha insistito ed ha riconfermato: «Non li ho mai visti e non lo sapevo, perché mio padre ci ha tenuti lontano da tutto questo».

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