L’avvocato, per quanto pietoso possa essere, inevitabilmente comincia a staccarti fatture per il suo lavoro di salvataggio dai tentacoli del sistema e a te, sempre più piccolo e insignificante – hai tenuto 9 mesi in grembo una creatura? No. Sei in grado di partorire? No. Sai allattare? No. Non sai fare niente! – non resta che fare l’unica cosa che ti sembra più o meno sensata: pagare e piangere.
Mano a mano che si susseguono gli incontri con l’avvocato, diventa sempre più chiaro, che tutte le belle parole del diritto di famiglia, su cui ti sei già ampiamente documentato su Google, sono soltanto, appunto, parole. Ti diranno che la separazione dei genitori non significa la fine della famiglia ma un nuovo inizio, con una diversa organizzazione familiare. Ma che belle parole! Ti diranno anche che entrambi i genitori hanno il dovere di prendersi cura del figlio e di fornirgli tutti i mezzi necessari alla sua crescita. Bellissime parole.
Ti diranno addirittura che il nonpapà ha anche diritto al rispetto e alla dignità. E che non dovrebbe essere soggetto a pressioni né a insulti da parte della madre o da parte di terzi che potrebbero influenzare il rapporto con la/il bambina/o. Qua siamo oltre, siamo alla Poesia, con la “p” maiuscola.
É a questo punto che cominci a sentirti spiato, a guardarti in giro guardingo, cercando di scoprire nascosto da qualche parte – e qui dipende dalla tua età, dalla tua formazione culturale, perché no, dal tuo orientamento politico – il fantasma della buonanima di Nanni Loy, il basco di Christof e la Santa Maria o il cartello chiassoso di Scherzi a parte.
Tocca all’avvocato indossare i guantoni e svegliarti per riportarti nel mondo reale, e spesso sarà costretto a farlo senza curarsi troppo del tuo setto nasale. Più tu sogni un mondo dove i tuoi diritti di padre separato hanno un peso specifico, più vagheggi di rispetto, di relazione positiva e coinvolgimento nella vita della creatura, più sarai Rocky Balboa sul ring contro Ivan Drago, ma solo i primi round. E Adriana te la sei già giocata da tempo, altrimenti non avresti il domicilio in uno studio legale. Ormai al tappeto, il tuo avvocato getta la spugna e cavallerescamente ti tende la mano per rialzarti. Chiama la segretaria e fa portare un bel po’ di fotocopie. Ci sono sentenze della Cassazione, articoli di giornale, pezzi di interviste a non sai bene chi, ti dice di darci un’occhiata che ne riparliamo la prossima volta.