Separarsi quando si hanno figli è davvero un cammino di espiazione. Se poi i figli ancora nemmeno gattonano, allora si precipita rovinosamente in un girone dantesco, buio e senza nessun Caronte di supporto. Ai nonpapà, disorientati e inermi, non resta che affidarsi agli dei dell’Olimpo e pregare. A patto che, naturalmente, abbiano figli e che anche loro si siano separati.
Avevi salutato segretaria e avvocato e ti ritrovi davanti alla porta dell’ascensore con il malloppo di sentenze e articoli vari in una tasca e le caramelle morbidose alla frutta, rubate nella sala d’aspetto, nell’altra. L’ascensore, a dispetto della palazzina liberty che lo ingloba, è di quelli moderni, silenziosi, si muove senza sbalzi. Eppure tu il vuoto d’aria lo senti lo stesso. Ti rendi conto che è una sensazione che ti prende sempre più spesso, tanto più frequente quanto più ti capita di soffermarti a scorrere nella galleria delle foto le immagini di una cosa minuscola con il ciuccio.
E intanto il tempo se ne va, le caramelle sono finite e tu, nonpapà, continui a passare le giornate con la preziosa baguette sottobraccio gentilmente fornita dal tuo compassionevole avvocato (sì, è vero, è un ossimoro!), ripetendoti sempre che oggi è il giorno buono, oggi finalmente è il momento di leggere queste preziose carte che spaziano dalla Corte europea fino all’intervista dell’influencer Pinco Palla, sì, oggi finalmente le leggi e ti decidi a chiamare per prendere un appuntamento in studio.
Confuso e non felice, con la baguette sempre più sgualcita, passi le tue giornate così, alla meno peggio, sfogandoti con chi sa e bluffando paurosamente con chi non sa, non vuoi che sappia ma vuole sapere.
Le domande imbarazzanti
Com’è essere papà? Come sta la creatura? Ti fa dormire? E indefessamente (gli avverbi non sono scelti a caso), vergognandoti pure, rispondi a tutte le domande, sempre, ogni volta che vieni interrogato, condividendo emozioni e rispondendo con dovizia di particolari su poppate, nottatacce e ruttini. Naturalmente, improvvisi, reciti – tu, nonpapà, sei all’oscuro di tutto! – roba che, se solo non avessi i pensieri così ingarbugliati, potresti davvero ambire in breve tempo, e molto concretamente, a qualche candidatura agli Oscar.
La bella vita del single…
Nell’attesa della telefonata di qualche pezzo grosso di Hollywood, ti ritrovi la sera a casa – di solito la casa dei tuoi, dove ti rifugi per leccarti le ferite – a vedere la televisione – e ogni tanto l’accendi pure. La tua ignoranza ogni tanto viene interrotta da qualche comunicazione “amichevole” di Colei che tutto può. É così, dalla richiesta di soldi per le gocce di tachipirina, che scopri che la creatura ha avuto la febbre. Allora chiami. Nessuna risposta. Richiami. Nessuna risposta. Richiami ancora. Niente. Ed ecco che ti arriva il messaggino che, causa stanchezza accumulata nei giorni con l’influenza, rimanda il sentirsi a un quanto mai vago altro momento e che ti esorta a non preoccuparti e a continuare a fare la bella vita del single impenitente.
Lo sciroppo
A te, nonpapà, non resta che valutare se lanciare o no il telefonino dal balcone. La tentazione c’è, eccome, come c’è parecchia bile in circolo, ma decidi di soprassedere, in primis perché la finestra è chiusa e dovresti alzarti per aprirla; e poi perché non si sa mai, Lei può sempre cambiare idea e chiamarti. Magari occorre lo sciroppo per la tosse.