Pronunciata stamani, presso la Corte di Assise di Appello presieduta dal giudice Angelo Pellino, la decisione finale sul processo che vede imputato Pietro Morreale per l’omicidio della 17enne di Caccamo Roberta Siracusa. Dopo l’arringa difensiva dell’avvocato Gaetano Giunta è arrivata la conferma dell’ergastolo anche in secondo grado per l’omicidio avvenuto il 23 gennaio del 2021.
Già nel corso della requisitoria del 30 ottobre scorso, il Pg aveva chiesto la conferma della massima pena per Morreale ripercorrendo non solo le fasi del delitto, ma anche il rapporto burrascoso tra i due giovani, contrassegnato da violenze fisiche e psicologiche, che avevano sconvolto la vita di Roberta, ma anche il comportamento post delictum assunto dall’assassino che, con animo freddo e calcolatore, aveva cercato addirittura di precostituirsi un alibi, inviando dei messaggi all’ex fidanzata, pur sapendola già deceduta. Un quadro probatorio che strideva con la tesi difensiva dei legali di Morreale, che erano ricorsi in appello sostenendo che non si era trattato di un omicidio, bensì di un tragico incidente, prospettando alternativamente anche la tesi del suicidio.
I legali di parte civile della famiglia Siracusa, gli avvocati Giovanni Castronovo, Giuseppe Canzone, Sergio Burgio e Simona La Verde (nella foto di copertina), avevano dettagliato con minuzia di particolari le ragioni scientifiche e fattuali per le quali la sentenza di primo grado andava confermata,
Riconoscendo anche l’aggravante della premeditazione, la Corte di Assise di Palermo ha confermato dunque per Pietro Morreale il carcere a vita confermando anche il diritto al risarcimento, oltre a provvisionali per circa 800 mila euro, per i parenti della vittima, che si sono costituiti parte civile nel processo insieme al Comune di Caccamo, rappresentato dall’avvocato Maria Beatrice Scimeca, nonché alcune associazioni contro la violenza sulle donne.