«Quando si affrontano le criticità e si cerca di comprendere come procedere per il futuro non bisogna mai dimenticare il passato da cui si proviene». Ad affermarlo è Gabriele Albergoni, Presidente dell’Ente Bilaterale Nazionale della Formazione Professionale e del CENFOP Sicilia, che ricorda come la formazione professionale in Sicilia abbia avuto origine con la Legge regionale 24/1976, che affidava annualmente i corsi sulla base di un “consolidato”, legato al numero di addetti più che alla qualità progettuale o alle esigenze del mercato del lavoro. Una stagione che, seppure storica, ha prodotto distorsioni e squilibri. Con il passaggio ai fondi europei dal 2012, le regole sono diventate più stringenti e trasparenti, ma la lunga stagione degli avvisi a valutazione (dal 2014 in poi) è stata segnata da ricorsi, ritiri e lunghe battaglie giudiziarie.
«Avvisi come il n. 1, il n. 3 e l’8 hanno dimostrato quanto le valutazioni discrezionali abbiano condizionato il sistema, alimentando ricorsi e paralisi» – sottolinea il presidente.La svolta arriva nel 2018, con l’avviso 2 e l’introduzione della procedura a sportello, proposta da alcune associazioni datoriali in V Commissione ARS e accolta dall’allora assessore Roberto Lagalla: «Dopo quattro anni di blocco e migliaia di licenziamenti, la formazione riparte senza logiche di spartizione e senza discrezionalità: tutti con le stesse opportunità».Risultati concreti non mancano: la prima finestra dell’Avviso 7/2023, con circa 80 milioni di euro, ha finanziato 280 enti, distribuzione mai raggiunta prima. «Basti pensare – aggiunge Albergoni – che con l’Avviso 8 un solo ente arrivò a 15 milioni di euro, mentre oggi il tetto massimo si è fermato a circa 1,5 milioni».
La situazione attuale, con la seconda finestra bloccata e la piattaforma in tilt, impone riflessione: cosa è cambiato tra la prima e la seconda finestra? Perché la piattaforma, funzionante pochi mesi fa, oggi non regge? Quanto tempo è stato investito per adeguarla alle nuove regole? Nonostante le criticità, secondo Albergoni, l’attuale procedura introduce elementi di scelta strategica: «Non è più solo un click day che si esaurisce in pochi secondi, c’è un processo di caricamento più complesso che implica maggior tempo. Bisogna valutare i settori, capire quali siano realmente appetibili per il mercato e meno inflazionati dagli enti. Non tutti i mali vengono per nuocere».
Unità e confronto
«Ho visto tensioni tra colleghi, pressioni politiche, proposte divergenti. È il momento invece di sederci attorno a un tavolo, associazioni e istituzioni insieme, senza pregiudizi. In gioco ci sono migliaia di giovani siciliani che attendono l’avvio dei corsi, lavoratori preoccupati e risorse del Fondo Sociale Europeo da certificare».
Infine, un appello al governo regionale: «Non me la sento di addossare tutte le colpe a Sicilia Digitale. Anche lì – conclude – si soffre di carenza di organico e di infrastrutture. Ma è indubbio che vada rafforzata: è la società strategica per la spesa dei fondi europei e per tutti i procedimenti amministrativi della Regione Siciliana. Il Presidente Schifani deve investire e renderla davvero il volano dell’efficienza digitale e della spesa comunitaria».