Lavorare nell’ombra, magari oscurati dalla sfavillante luce dei bomber o dei fantasisti dal piede magico. Questo il crudele destino riservato ai calciatori di fatica, quei gregari di cui ti accorgi soprattutto quando non ci sono e che Luciano Ligabue ha perfettamente descritto e sintetizzato nella sua celeberrima “Una vita da mediano”. A questa regola non fa eccezione l’avvio di campionato del centrocampista del Palermo, Jacopo Segre.
Dopo una partita a scaldare la panchina (guarda caso la peggiore disputata dalla squadra di Corini nelle tre giocate finora) il ventiseienne torinese si è preso la scena siglando un gol pesantissimo a Reggio Emilia contro la Reggiana di Alessandro Nesta (quello del momentaneo due a uno per un Palermo che avrebbe anche successivamente calato il tris) e l’assist per il gol di Insigne che ha permesso ai rosa di sbloccare il match contro la Feralpisalò.
Il calciatore scuola Toro è apparso assolutamente rivitalizzato rispetto alla scorsa stagione. Una stagione, quella passata, che – nonostante tanti chiaroscuri, buone partite alternate a prestazioni assolutamente evanescenti – l’ha visto comunque primeggiare fra i centrocampisti rosanero in termini di gol segnati (4 in 34 partite disputate).
È vietato volare troppo in alto, è vero. Ma i centottanta minuti (più recupero) disputati finora da Segre sono stati un insieme composto da corsa, intensità, voglia di combattere pallone su pallone ma anche da qualità nelle giocate. Tutte caratteristiche che si sposano perfettamente con un torneo duro ed impegnativo come quello di serie B. Tutte caratteristiche che possono trasformare un semplice gregario in un beniamino della piazza. Piccoli ma semplici Segre…ti.