La morte di Mimma Faia, la 38enne folgorata in una trattoria di Corso dei Mille a Palermo, si tinge di ombre sempre più inquietanti. Non solo l’ipotesi del gesto eroico costato la vita alla donna, ma anche gravi irregolarità emerse riguardo al locale “Theo Trattoria” dove è avvenuta la tragedia.
Secondo quanto viene evidenziato da documenti ufficiali, la trattoria non avrebbe mai dovuto aprire i battenti. Ad aprile, la richiesta di licenze presentata al Suap (Sportello Unico Attività Produttive) era stata infatti respinta a causa di numerose inadempienze.
Nello specifico sono stati riscontrati, dagli organi competenti, la mancanza di spogliatoi e bagni per i dipendenti, un numero insufficiente di servizi igienici per la clientela, planimetrie difformi da quelle catastali e, soprattutto, assenza dei requisiti di sorvegliabilità necessari per la somministrazione di alimenti e bevande. Nonostante il diniego, la trattoria ha continuato a operare, fino al tragico incidente che ha coinvolto Mimma Faia.
La donna, come scritto ieri in questo articolo (clicca qui) sarebbe morta a causa di una scossa elettrica partita da una cappa in cucina. A quanto pare, Mimma Faia stava pulendo il pavimento e vedendo una collega che stava pulendo una cappa in difficoltà è andata ad aiutarla rimanendo colpita da una forte scarica elettrica. La 38enne è morta dopo poco più di due mesi di agonia. Da accertare se l’impianto fosse a norma o no. Ciò che è certo che, se presente, il salvavita non è scattato.
La polizia, subito dopo l’incidente, ha sequestrato la cucina per effettuare le indagini del caso. Ora, con la morte della donna, gli inquirenti stanno intensificando l’inchiesta per accertare se le irregolarità riscontrate nel locale abbiano avuto un ruolo nella morte di Mimma.