È un Palermo alla genovese: pesto – LE PAGELLE

Il Palermo di Mignani peggio di quello Malesani: un'impresa

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Palermo Brunori

Facciamo un po’ di storia. C’è stato un tempo in cui un Palermo moribondo veniva assegnato alle sapienti mani di Alberto Malesani. L’ex Chievo, Fiorentina e Parma, invece, subì l’allontanamento dalla panchina rosanero dopo appena tre partite nelle quali aveva conseguito appena tre pareggi. Il Palermo di Mignani è riuscito nell’impresa di fare ancora peggio, ossia – dopo tre pareggi di fila – ottenere una roboante sconfitta contro la Reggiana. In casa, in rimonta, contro una squadra che lotta in zona retrocessione e che veniva da tre sconfitte consecutive. C’è da dirlo: la toppa è peggio del buco e chi ha visto nella gestione Mignani un qualche segno confortante è solo perché improsciuttato da un anticorinismo a prescindere.

PRIMO TEMPO: PIGLIACELLI E S.ROSALIA I PROTAGONISTI DEL PALERMO

Chi si aspettava un Palermo padrone del campo rimane deluso come quando a Natale si riceve come regalo il solito pigiama aderente. Pigliacelli anche questa volta vuole essere MVP e anestetizza prima Kabashi e poi Rozzio. I rosanero di passare la metà campo hanno la stessa voglia di un dipendente il lunedì mattina e l’occasione più ghiotta per la squadra di Mignani è un tentativo di autogol di Kabashi. Solo un miracolo potrebbe sbloccare la gara in favore dei rosa e S.Rosalia affannosamente si materializza sull’asse Lucioni – Brunori: lancio del primo, stop a seguire, portiere saltato e gol da parte del secondo. Il Palermo passa in vantaggio senza tirare in porta, se non è un’impresa questa poco ci manca e accogliamo il duplice fischio di Perenzoni come un balsamo per le nostre pupille ormai esauste di guardare partite di anticalcio.

SECONDO TEMPO: UNA RIMONTA, CHI L’AVREBBE MAI DETTO…

La seconda frazione inizia con la Reggiana che riprende in mano il pallino del gioco, relegando il Palermo ad attore non protagonista. Chi, invece, è protagonista suo malgrado è Pigliacelli che è impeccabile prima su un tiro-cross di Kabashi e poi salva su Marcandalli. Meno (molto meno) impeccabile quando una punizione di Portanova sorvola la barriera e si insacca alle sue spalle: è il pari della Reggiana. Dire che il Palermo sparisca non è corretto, perché il Palermo non è effettivamente mai apparso ed al 66° gli emiliani si portano addirittura in vantaggio con Rozzio. Mignani ci prova con i cambi e – dopo aver fatto già entrare Segre e Soleri prima del raddoppio granata – inserisce anche Ranocchia, Traorè ed Insigne. In barba al regolamento vorrebbe anche far entrare Ongfiang, Frau, Mastrolilli, Dittgen, Triuzzi, De Sio e Dnibi ma – dopo rapido consulto con il Direttore Rinaudo – decide di evitare questo braccio di ferro normativo. Il Palermo non vede mai la porta avversaria e la sconfitta arriva più puntuale di un mezzo pubblico a Vienna.  Che tristezza.

LE PAGELLE

Pigliacelli 6. Compie un paio di interventi salvarisultato, è vero. Ma sia sulla punizione di Portanova sia sul raddoppio granata ha la stessa reattività di un ospite di una RSA.

Diakitè 6. Abbandona la sua amata mattonella di centrodestra solo nel secondo tempo, quando i buoi erano abbondantemente scappati dal recinto. Nessuna particolare pressione in marcatura.

Lucioni 6. Il lancio illuminante per il gol del Palermo è da standing ovation. Poco il lavoro difensivo da svolgere.

Nedelcearu 6. La Reggiana arriva in area con il contagocce e anche il rumeno non ha chissà che colpe quest’oggi.

Dal 73° Insigne 5. Calarsi in questo Palermo sarebbe difficile anche per Messi, ma il fratello di Lorenzo gioca venti minuti di nulla calcistico.

Buttaro 4. Se al suo posto il Palermo avesse messo sulla fascia uno spaventapasseri probabilmente sarebbe stato più incisivio.

Dal 67° Ranocchia 5.5. Di bentornato. Dopo essersi abbondantemente corinizzato, attendiamo ora di vedere la sua progressiva mignanizzazione.

Henderson 4. Sta al calcio come un attore porno alla verginità. Uno dei misteri più assurdi di questa balorda stagione rosanero.

Dal 56° Segre 5. Ignobilmente scatafullato sulla fascia destra non può incidere come vorrebbe. Segre-gato.

Gomes 5. Che il cuore della manovra di una squadra obbligata a lottare per la promozione in serie A sia assegnato ad un calciatore che fa del passaggio laterale di due metri il suo maggiore colpo ad effetto è indicativo di quanto possa essere inefficace la manovra rosanero.

Di Francesco 5,5. Mezzala, trequartista, goleador, assistman… vorrebbe fare tutto lui, ma tirando le somme fa la classica “fudda e cunfusione”.

Dal 73° Traorè 5. Anche per “mister otto milioni di riscatto” venti minuti difficili ed inutili.

Lund 6. E vabene, Pendo-Lund non è sempre precisissimo. Anzi. Però se lo fa cubico per cento minuti con un movimento perpetuo a sinistra. Si dice che la Schlein lo voglia candidare alle europee.

Mancuso 4,5. Impalpabile, leggero, etereo. Se fosse un ballerino di danza classica sarebbero complimenti ma se gioca da punta in una squadra di calcio lo sono un po’ meno. Molto meno. Moltissimo.

Dal 56° Soleri 4. Uomo in più per la Reggiana: prima la spizza di testa fornendo l’assist a Rozzio per il raddoppio emiliano e poi si traveste da difensore aggiunto salvando un tiro di Brunori clamorosamente indirizzato verso la porta di Satalino. C’era una volta Entraessegna…

Brunori 6. Il gol è una perla di rara bellezza. Per tutto il resto del match cerca il modo di far capire che lì davanti vuole stare da solo e lo fa con un continuo sciarriarsi col pallone pur di non passarla ad alcun compagno.  

Mignani 4. Dopo quasi un mese di lavoro è riuscito nella titanica impresa di fare peggio del suo predecessore. In ossequio al suo accento genovese, il Palermo esce dalla quarta partita della sua gestione come la specialità della sua terra natia: pesto.