Palermo, “faccio tutto io” Di Francesco e le doppie punte di Brunori – LE PAGELLE

Tanto studio e poco calcio: questa è stata Cosenza - Palermo

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Buttaro Palermo

Partiamo dalla fine: la gara tra Cosenza e Palermo è stata divertente come una tonsillectomia senza anestesia e la cosa più bella del match – ce lo si consenta – è stata senza dubbio lo sponsor sulla maglia dei calabresi: la patata silana. Piuttosto che a guardare il San Vito di Cosenza, sarebbe stato meglio, infatti, passare il tempo a San Vito Lo Capo. Poche emozioni, pochi spunti di cronaca ed un punticino piccolo piccolo piccolo per un Palermo di Mignani incapace di schiacciare sull’acceleratore.

PRIMO TEMPO: DAL NULLA SBUCA BUTTARO!

Quando la partita è noiosa, per camuffare l’inutilità del tempo che si sta buttando via, di solito si dice che “che le due squadre si stanno studiando”. Se così è stato aspettiamoci l’invito per una ventina di feste di laurea perché di emozioni da raccontare zero per oltre venti minuti. Dopodichè i legni diventano protagonisti: apre un clamoroso palo di Calò su punizione, segue una traversa del rosanero Mancuso. Altra fase di studio – probabilmente un master – e dal nulla sbuca il vantaggio del Palermo. Di Francesco fa viaggiare Lund sulla sinistra, il danese-americano-siculo-ausitano crossa e, dalla parte opposta, sbuca Alessio Buttaro che sigla il gol rosanero. Un gol cercato, una bella azione, ma, oggettivamente, un premio forse troppo grande per un Palermo poco pericoloso. Com’è, come non è si va al riposo in vantaggio.

SECONDO TEMPO: CECCARONI, TUTINO E MASTERS A TIGNITÈ

Ctrl+c/Ctrl+v, copia e incolla. Il secondo tempo a cui si assiste, infatti, è la fotocopia del primo ma a gol invertiti. A segnarlo, infatti, è il Cosenza con un calcio di rigore assegnato nell’unica occasione in cui i silani hanno visto da vicino l’area di rigore rosanero. Il Palermo, invece, non vede la porta di Micai neanche col binocolo. Cambi a tignitè e tante, tantissime altre fasi di studio che fruttano specializzazioni in tutto lo scibile umano ai calciatori in campo che probabilmente diventeranno degli scienziati a carriera finita. L’unico costretto a dover studiare ancora come un ossesso sarà Michele Mignani, reduce da due pareggi di fila (anzi, da due rimonte subìte di fila). L’unico, finora, incolpevole ed al quale si chiede di prendere una laurea in poche settimane.

LE PAGELLE

Pigliacelli 6. Si dice che dopo il palo di Calò sia diventato un devoto di San Vito. Indovina il rigore di Tutino, ma stavolta è sfortunato a non fermarlo.

Diakitè 6. Interpreta il ruolo con la delicatezza della mazza chiodata, ma “Baracus” lo preferiamo quando scorribanda come uno scooter truccato sulla fascia destra.

Nedelcearu 6,5. Il Cosenza è pericoloso come una giovane marmotta ad un raduno di ergastolani: gioco facile per il rumeno.

Ceccaroni 5. Nell’unica – UNICA! – occasione in cui il Cosenza mette il pallone nei sedici metri rosanero non trova di meglio da fare che atterrare Tutino. Quando è orfano dello Zio Lucioni sembra Superman a contatto con la Krypronite.

Buttaro 6,5. Non giocava da Santo Stefano, ritorna in campo al San Vito e trova pure il gol. Ecclesiastico.

Gomes 6. Anche se gli attacchi silani sono solo arrunzati alla sanfasò, mette ordine davanti la difesa ed è sempre lucido sulle scelte da fare.

Henderson 5,5. Vorrebbe fare, fare, fare, fare… ma alla fine è inconcludente e poche volte disegna linee di passaggio degne di nota.

Dal 61° Coulibaly 4,5. Movenze da passiàta in Via Ruggero Settimo e fondamentali tecnici da zona salvezza in seconda categoria. Inguardabile.

Lund 6,5. La nuova impostazione tattica lo libera da compiti difensivi asfissianti (che non sa svolgere). Fa quel che può, Pendo-Lund. È suo il cross per il gol di Buttaro e quando può si sgancia molto volentieri.

Dal 75° Aurelio s.v.

Di Francesco 6,5. Spumeggiante in quell’alternarsi tra trequartista, mezzala, esterno, stewart, magazziniere, autista, tabaccaio, pizzaiolo, idraulico e arrotino. C’è anche il suo zampino nel gol rosanero, ma può e deve essere più incisivo.

Dal 85° Insigne s.v.

Mancuso 6. Un pallone giocabile ed un quasi gol con una traversa che ancora trema come un uomo nudo per strada a Courmayer a metà dicembre.

Dal 61° Soleri 5,5. Vittima di un Palermo che non affonda mai, sta perdendo i superpoteri da “Entraessegna”.

Brunori 5. La sensazione – ma lo diciamo sommessamente e con un filo di voce quasi impercettibile – è che il suo problema siano le doppie punte. Non inteso dal punto di vista tricologico, ma nel senso che al Mago piace aver per sé tutto il fronte offensivo. Oggi la magia migliore è stata quella di rendersi praticamente invisibile.

Dal 75° Segre s.v.

Mignani 5,5. Probabilmente deve ancora capire il materiale umano e tecnico che ha a disposizione. Capire di quali giocatori può fidarsi per questo finale di stagione ed a quali giocatori affidarsi per gli spareggi playoff. Ma deve farlo molto presto, cercando di non restare impantanato nel percorso.