Un benessere economico va creato per dare un’educazione alle nuove generazioni. È necessario istruire i giovani a una distribuzione equa della ricchezza, cercando di valorizzare la persona umana. È questo il punto di unione che è emerso dal dibattito durante il convegno dal titolo “Denaro: tentazione o benedizione? Verso un’economia etica”, che si è svolto alla Facoltà teologica di Sicilia a Palermo.
Massimo Naro, docente di Teologia sistematica alla Facoltà Teologica di Sicilia, ha lanciato alcuni spunti di riflessione sulle parole e il concetto di denaro tra gli autori cristiani, nell’Antico e nel Nuovo Testamento: “La parola denaro oggigiorno non è pronunciata più come l’idea legata al demonio. Il denaro è il simbolo economico finanziario che produce il benessere privato, ma anche quello comune. La teologia si è interessata al denaro e ai mondi di cui esso è il simbolo, anche se non ci sono trattati. Il denaro potrebbe distrarre l’uomo, ma ciò crea il dibattito. Nell’Antico Testamento, Giobbe è ricco e la sua ricchezza però non lo penalizza davanti agli occhi di Dio, ma la sua fedeltà salva Giobbe, la sua famiglia e la sua ricchezza. Essere ricco significa per il credente biblico che la salvezza si esprime anche attraverso la ricchezza. Nell’Antico Testamento i profeti condannano, però, l’arricchimento a discapito del popolo eletto. La valutazione della ricchezza è cangiante nell’Antico testamento. La ricchezza è una questione politica, più che teologica. Gesù fa l’elogio del poco nella parabola della vedova che dà tutto quello che ha, che è molto, mentre gli altri presenti nel Tempio in realtà donano il superfluo. Gesù s’indigna perché il Tempio è trasformato in emporio e non si può servire Dio e Mammona. Quando chiedono a Gesù se si deve dare la decima a Cesare, Gesù fa cadere una moneta per terra e dice date a ‘Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio’- si domanda Naro – Cosa appartiene a Dio? Ciò che ha un vero valore, tutto l’essere umano: le sue capacità personali, i suoi progetti di vita, le sue relazioni interpersonali: tutto ciò che non può essere comprato con il denaro sonante. Il denaro non compra la salvezza di Dio da parte dell’essere umano. Il denaro però non è sterco, ha valore quando esprime il benessere dell’uomo”.
Elisabetta Righini, docente di diritto commerciale all’Università di Urbino, è partita dal quesito: “Il denaro: tentazione o benedizione? Esso – ha spiegato – è in realtà uno strumento per chi si occupa di economia, anche lo sterco è produttivo.
Il professor Muhammad Yunus ha parlato di microcredito: la finanza può essere uno strumento etico. I poveri sono come dei bonsai perché vivono un una ciotola. Il denaro è lo sterco può far crescere le persone al di fuori di quella ciotola. Yunus proviene dal Bangladesh dove negli anni Novanta ci fu una carestia che lo portò a girare il Paese per cercare di capire come risollevare le sorti dei suoi concittadini. Va nei villaggi e studia i vari tipi di povertà del suo Paese. Un giorno incontra una donna misera che fa creazioni bellissime. Questa donna spiega a Yunus che non ha il denaro per comprare il bambù e si deve indebitare con gli usurai. L’intero villaggio è indebitato per 27 dollari, si tratta di ben 42 persone. Yunus dà di tasca sua di volta in volta le cifre dovute agli usurai. Alla fine, si rivolge alla banca affinché possano accedere al microcredito anche le persone più povere. Il denaro è uno strumento di sviluppo. La scoperta di Yunus è di dare credito e fiducia a chi non lo ha mai ricevuta. Poi Yunus si occuperà dell’impresa sociale: denaro redistribuito ai membri delle imprese per dare servizi alla comunità. Un grande esempio è quello di una cooperativa di società che hanno creato la rete internet, in tutto il paese facendo uscire il Bangladesh dal Terzo Mondo. Il denaro è il talento, come dice Gesù, è una moneta che va investita in un’ottica del fare. La cosa importate è essere poveri di spirito. Il denaro entra esce velocemente dalle nostre vite”. Il soprano palermitano Felicia Bongiovanni con la docente di diritto commerciale università di Urbino Elisabetta Righini hanno aderito al progetto 2006 “Impresa e Cultura”, la vera ricchezza è data dalla conoscenza immateriale. Entrambe hanno composto un’opera lirica “I Dimenticati”, che si ispira all’economia dello scarto che Papa Francesco ribadisce come dramma della nostra società. Il soprano palermitano prima di far ascoltare un brano “Sono con voi”, dall’opera “I dimenticati” ha sottolineato: “‘I Dimenticati’ è un progetto dello Yunus Social Business Centre dell’Università di Urbino, Centro di ricerca del Dipartimento di Giurisprudenza sui temi dell’economia sociale, ispirato alle teorie dell’economista Premio Nobel per la Pace e inventore del microcredito il professore Muhammad Yunus e appartenente alla rete internazionale da lui creata”. Anna Pia Viola docente di Filosofia alla Facoltà teologica di Sicilia: “Ci interroghiamo sul denaro vogliamo chiedere alla teologia che valore ha il denaro. Tutto sembra prezzato dal denaro. La teologia può dare un contributo e dare una progettualità legata sempre a Dio”.