Sono passati tre decenni da quel maledetto giorno in cui a Palermo la mafia decideva di mettere la parola fine alla vita e all’attività di Padre Pino Puglisi a Brancaccio. Nel giorno del suo compleanno Gaspare Spatuzza e Salvatore Grigoli, fedelissimi del clan Graviano, lo aspettarono sotto casa, in piazzale Anita Garibaldi e lo freddarono con un solo colpo alla testa. Un omicidio che avrebbe dovuto passare come una rapina perché l’uccisione per mano mafiosa di un prete avrebbe fatto troppo rumore.
I due sicari lo sorpresero alle spalle dicendogli: “È una rapina”. Don Pino rispose: “Me l’aspettavo”. Poi lo sparo, unico ma di un rumore assordante. Una sentenza di morte emessa dal capomafia di Brancaccio a cui dava fastidio il lavoro del sacerdote che nel quartiere predicava contro cosa nostra e cercava di togliergli manovalanza. Il Centro Padre Nostro che Puglisi aveva voluto fortemente attirava giovani e li toglieva dalla strada. Un affronto che non poteva essere tollerato.
Per l’omicidio di Don Puglisi furono condannati i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano, ritenuti mandanti dell’omicidio. Grigoli e Spatuzza, pentiti, hanno fatto i loro nomi. Condannati per l’omicidio di 3P anche Nino Mangano, Cosimo Lo Nigro e Luigi Giacalone, altri componenti del commando mafioso che aspettò il 15 settembre di 30 anni fa il prete in piazzale Anita Garibaldi. Nel 2013 la Chiesa cattolica rese Beato don Pino Puglisi.
(In copertina la prima pagina del Giornale di Sicilia del 16 settembre 1993)
La fiaccolata in suo onore
Ieri la veglia a Brancaccio organizzata dal centro Padre Nostro insieme alle comunità ecclesiali e ai cittadini.