Giovanni Barreca ha pianto amaramente, sopraffatto dal desiderio di rivedere la figlia diciassettenne. La giovane è l’unica sopravvissuta alla mattanza dell’11 febbraio scorso, in cui furono massacrati i suoi fratelli Emanuel di 5 anni e Kevin di 16, e sua madre Antonella Salamone di 41. La ragazza è accusata, insieme al padre e ai due complici Massimo Carandente e Sabrina Fina, di aver preso parte alla strage di Altavilla Milicia. In preda ai soliti vaneggiamenti da fanatico religioso, Barreca ha ricostruito nuovamente i fatti di quei giorni, offrendo un monologo lucido ma delirante.
L’incontro – scrive Geraci sul giornale di Sicilia – è avvenuto ieri, venerdì 7 giugno, in una saletta del carcere di Barcellona Pozzo di Gotto, dove Giovanni Barreca è stato recentemente trasferito. Presenti all’incontro, il suo avvocato, Giancarlo Barracato, e lo psichiatra Alberto Caputo, che insieme alla criminologa Roberta Bruzzone stanno definendo la perizia di parte.
Barreca, visibilmente turbato, ha insistito nel chiedere notizie sulla figlia, desideroso di sapere come stesse. Un incontro avvenuto all’interno di una struttura che ospita detenuti con problemi psichiatrici, dopo una serie di trasferimenti resi necessari dalle aggressioni subite. Inizialmente portato al carcere Pagliarelli, Giovanni era stato spostato ad Enna a causa di un’aggressione; tuttavia, anche lì ha ricevuto lo stesso trattamento, portando al trasferimento finale nella casa circondariale messinese.
L’uomo continua a vivere immerso nei suoi deliri religiosi, con un’evidente sofferenza psicologica che rende difficile qualsiasi tipo di interazione razionale. Questo scenario complesso aggiunge ulteriori strati di difficoltà alla difesa legale e alla valutazione psichiatrica, mentre Giovanni Barreca rimane ossessionato dall’idea di rivedere e sapere della sorte della figlia, la sola persona che lega il suo presente ad un passato ormai segnato da eventi tragici.