martedì, 1 Luglio 2025
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La UILPA, insieme alla FP CGIL e all’USB Pubblico Impiego, ha tenuto un presidio in piazza Vittorio Emanuele Orlando

Stabilizzazione dei precari della Giustizia, da Palermo riparte la mobilitazione nazionale

“Il contratto dei precari della Giustizia scadrà il prossimo 30 giugno 2026: il Governo deve garantire loro la continuità professionale, anche in considerazione dell’ottimo lavoro svolto in termini di riduzione dei tempi di trattazione delle cause, abbattimento delle pratiche arretrate e digitalizzazione dei servizi pubblici, con un evidente miglioramento dell’efficienza operativa”: lo afferma Alfonso Farruggia, segretario generale della Uil Pubblica Amministrazione di Palermo e della Sicilia, in merito alla ripartenza della mobilitazione per chiedere la stabilizzazione delle unità in servizio all’Ufficio per il processo.
La UILPA, insieme alla FP CGIL e all’USB Pubblico Impiego, ha tenuto un presidio in piazza Vittorio Emanuele Orlando, nei pressi del Palazzo di Giustizia, nella mattina di martedì 1 luglio, registrando una notevole partecipazione.

OLTRE QUATTROCENTO PRECARI DELLA GIUSTIZIA A PALERMO

Le tre sigle hanno dunque riaperto a livello nazionale la vertenza con il Ministero della Giustizia, annunciando iniziative di protesta a tutela di una platea di professionisti giovani e altamente qualificati.
“A Palermo – osserva Alfonso Farruggia – si contano oltre quattrocento lavoratori e lavoratrici assunti nell’ambito del progetto Giustizia del PNRR, in servizio tra i tribunali che compongono il Distretto della Corte d’Appello”.
“In Italia – aggiunge – i precari del comparto sono circa dodicimila: avvocati, dottori e tirocinanti in magistratura che hanno permesso la modernizzazione del sistema giudiziario nazionale, tutti in scadenza di contratto tra un anno”.
Il loro rapporto di lavoro precario ha preso il via nel febbraio del 2022.
“Riteniamo – sottolinea il segretario – che, per proseguire sulla buona strada intrapresa con il PNRR, sia necessario puntare sulla formazione e sulla definitiva stabilizzazione del personale attraverso contratti adeguati, per far sì che la positiva esperienza in corso non venga archiviata come passeggera e legata a esigenze eccezionali”.

A RISCHIO L’EFFICIENZA DELL’UFFICIO PER IL PROCESSO

A preoccupare la Uil Pubblica Amministrazione, in Sicilia come altrove, sono i numeri.
“Con i pensionamenti dei prossimi anni – precisa l’esponente sindacale – e in assenza dell’assunzione a tempo indeterminato del personale precario, il Ministero della Giustizia sarà costretto a operare con una scopertura organica del trentacinque per cento, pari a circa diciottomila unità di personale in meno rispetto a quanto previsto dai contratti”.
Come evidenziano UILPA, FP CGIL e USB Pubblico Impiego, il rischio più consistente è il sottodimensionamento dell’Ufficio per il processo, conseguente a una stabilizzazione solo parziale del personale che attualmente lo compone.
“Di certo – commenta Alfonso Farruggia – appare irreale che l’Ufficio possa produrre i medesimi esiti positivi con la metà del personale a disposizione”.
Tra l’altro, il nuovo modello organizzativo dell’Ufficio per il processo ha portato a una rivoluzione, introducendo figure professionali capaci di svolgere, oltre alle consuete attività amministrative, funzioni di supporto diretto alla giurisdizione.
“Il Governo nazionale – spiega – ha previsto, a oggi, la contrattualizzazione a tempo indeterminato di appena la metà delle unità attualmente in servizio attraverso un reclutamento dalle modalità opache: la stabilizzazione solo parziale del personale assunto nell’ambito del PNRR non solo sottopone a un’ulteriore procedura selettiva i lavoratori già vincitori di un regolare concorso per titoli ed esami, ma rappresenta un regresso per l’Amministrazione della Giustizia, fortemente deficitaria rispetto alle piante organiche”.
“Il presidio di Palermo – conclude Alfonso Farruggia – ha rappresentato il primo step di una mobilitazione che, in assenza di stabilizzazione, a partire dal mese di settembre rilanceremo in maniera più incisiva sul territorio nazionale, fino a quando le nostre richieste non saranno ascoltate”.

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