Da Palermo a Londra per realizzare un sogno: fare la cantante e aprirsi quante più porte possibili nel mondo della musica internazionale. E così a soli 14 anni, Gemma Schito, è già pronta a svelare il suo primo singolo “Smile like she did”, che è su tutte le piattaforme digitali dal 24 ottobre, accompagnato da un videoclip realizzato in Sicilia, la scorsa estate.
La storia di Gemma la accomuna a quelle di tante altre giovani che vanno via dalla propria terra per
costruirsi un futuro migliore altrove. Grazie al supporto dei suoi genitori Gemma si è così trasferita a Londra, insieme alla sua famiglia e al fratello, tre anni fa. Nella capitale britannica frequenta la prestigiosa scuola di arti performative Sylvia Young (dove ha studiato anche Amy Winehouse e Dua Lipa) e trascorre le sue giornate tra scuola, prove, scrittura e spettacoli. La vita di una giovane artista è impegnativa, fatta di dedizione, disciplina, costanza, ma anche di tante rinunce, come per gli atleti.
Il trasferimento ha segnato profondamente la sua personalità, facendole scoprire da un lato il forte legame che la unisce con le sue origini, i suoi nonni e amici, la sua terra, il suo sole e dall’altro facendole tendere verso una realtà incredibilmente stimolante e dinamica, come quella londinese. E sicuramente le ha dato una grande sensibilità, ricchezza e maturità emotiva che la stanno caratterizzando adesso nella sua crescita artistica.
La stesura del suo primo singolo, al quale ne seguiranno degli altri ai quali sta già lavorando, è nata per caso, durante un corso di scrittura musicale. “Mi avevano dato un esercizio: dovevo mettere nero su bianco, in un minuto, tutto quello che mi passava per la testa – racconta Gemma – così, guardando una foto di me da bambina, impostata nello schermo del mio telefono, è nato tutto. In quella foto mi trovavo in Sicilia, a mare, in una felice giornata estiva, piccolissima, sorridente e spensierata: ho avvertito subito che quel sorriso di bimba, crescendo e con il passare degli anni, stava andando via. Questo perché quando cresci, pian piano, inizi a vedere il modo diverso rispetto a come lo vedevi da bambina: quegli arcobaleni che coloravano il mondo vanno via, osservi ciò che accade nel mondo, fatti spesso non positivi, tra inganni, violenze, gelosie e guerre. La mia idea però è che quel sorriso da bambina resta un po’ sempre dentro di te, nonostante tutto, e bisogna continuare a credere che il sorriso tornerà e vedere ciò che di bello c’è nel anche nel brutto”.
La sua musica, nata a cavallo tra due culture, fonde sonorità malinconiche ed energiche, ispirandosi ad artisti come Adele, Muse e Arctic Monkeys. Smile Like She Did è un brano pop-rock energico, intriso di nostalgia, vulnerabilità e forza, che esplora la perdita dell’innocenza offrendo al tempo stesso una speranza: quella di riscoprire quella luce interiore che ci aiuta ad andare avanti e a sorridere di nuovo.
“E’ diventato il mio modo di parlare a quella bambina, di cercare di raggiungerla di nuovo. Voglio ancora ritrovare quella scintilla, quella gioia pura che avevo, e tenerla viva dentro di me”, precisa Gemma. La bambina è infatti ancora dentro di lei ma potrebbe essere ancora anche dentro un po’ tutti; la canzone diventa quindi una riflessione universale sul riconnettersi con quella purezza e speranza, un viaggio attraverso memoria, emozione e riscoperta. Nel testo infatti scrive: “Io e lei, stessa persona, tempo diverso. Ma c’è una cosa che mi tiene aggrappata. C’è una lei senza di me, ma non c’è una me senza di lei”.
Negli altri brani a cui sta già lavorando, in uscita nei prossimi mesi, Gemma toccherà dei temi legati alla crescita personale, alla scoperta di sé e al confronto con gli altri, e soprattutto di sentimenti contrastanti con cui ognuno, soprattutto durante la crescita, è costretto a fare i conti: dai rapporti tossici alle aspettative che il mondo, troppo spesso, pone di fronte ad un giovane. “Ai miei coetanei vorrei lanciare un messaggio: è importante trovare se stessi, piacersi e puntare al raggiungimento di quella energia positiva che, appunto, avevamo un po’ tutti da piccolissimi e che è ancora da qualche parte dentro di noi”, conclude Gemma.




