Un’audizione parlamentare che avrebbe dovuto fare luce sui punti oscuri delle indagini sulla strage di via D’Amelio è diventata un caso che fa tremare i palazzi delle istituzioni. Non si discute soltanto di documenti e strategie politiche, ma anche di parole pesantissime, intercettate e rese pubbliche durante la trasmissione di Rai tre “Lo stato delle cose”, condotta da Massimo Giletti, che colpiscono anche la famiglia di Paolo Borsellino.
A pronunciarle sarebbe stato Gioacchino Natoli, ex presidente della Corte d’Appello di Palermo, durante conversazioni in casa.
Già nei mesi scorsi l’inchiesta della Procura di Caltanissetta sul depistaggio delle indagini relative alla strage di via D’Amelio aveva acceso i riflettori sulle relazioni tra i due ex colleghi di Borsellino. Secondo le ricostruzioni, infatti, i magistrati Scarpinato e Natoli avrebbero discusso preventivamente dell’audizione del gennaio 2024. Le nuove rivelazioni, tuttavia, aggravano il quadro, mostrando un intreccio di strategie politiche e giudiziarie e, soprattutto, un linguaggio sprezzante verso i familiari di una delle vittime simbolo della lotta alla mafia.
Il 28 ottobre 2022 Scarpinato si sarebbe rivolto a Natoli dicendo: «Ti farò questa domanda. E tu tira fuori questa storia, perché ti farò questa domanda». L’argomento concordato era il rapporto tra il giudice Borsellino e Felice Lima. Il 29 agosto 2023, invece, parlando della presidente della Commissione antimafia, Chiara Colosimo, Scarpinato affermava: «Sai che intenzioni ho? Di seppellire la Colosimo sotto una montagna di documenti». Natoli lo frenava: «Perdonami fratello mio, se dai troppe cose, le dai l’opportunità di dire: “Ho bisogno di tempo per leggerle“».
Un altro passaggio riguarda un documento che, secondo i due interlocutori, sarebbe stato nelle mani dell’attuale procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia. «Fatti vedere in modo che siamo preparati, prima che ce la buttino addosso… Fammi avere questa cosa», insisteva Scarpinato.
Ma la parte che ha suscitato più sdegno riguarda le frasi pronunciate in casa Natoli, intercettate dalla guardia di finanza. L’ex presidente della Corte d’Appello avrebbe definito i figli di Borsellino, Lucia e Manfredi, «senza neuroni», l’avvocato Fabio Trizzino, marito di Lucia e difensore della famiglia, «una m…», e la vedova Agnese Piraino Leto «deficiente», aggiungendo che lo stesso Borsellino «la sbeffeggiava con i colleghi».
Le parole hanno provocato una durissima reazione da parte di Manfredi Borsellino, oggi dirigente della Polizia di Stato: «Proviamo vergogna e imbarazzo per persone che stentiamo e fatichiamo a considerare colleghi di nostro padre. I nostri grandissimi genitori ci avevano preparato anche a questo fuoco amico, ma le offese assolutamente gratuite rivolte a nostra madre ci lasciano davvero senza parole. Quello a cui non eravamo preparati erano gli insulti a nostra madre».
Non è la prima volta che la famiglia Borsellino viene colpita da frasi offensive provenienti dall’ambiente giudiziario: in passato anche l’ex presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, Silvana Saguto, aveva usato espressioni denigratorie.