Risse e omicidi: il problema non sono le discoteche ma la testa dei giovani

Cosa succede a questi giovani, incapaci ormai di divertirsi? È un interrogativo che in tanti si fanno ma a cui è difficile dare una risposta

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Le discoteche e altri ritrovi non sono invenzioni recenti. La prima pista che diede il via alla febbre del sabato sera fu il Piper di Roma, che nel 1975 fece scatenare migliaia di giovani e meno giovani. Fino all’inizio degli anni 2000, però, in discoteca ci si andava perlopiù per ballare o per rimorchiare, non certo per innescare risse o per uccidere i propri coetanei.

Cosa è accaduto dunque in questi ultimi anni? È corretto additare le discoteche, i luoghi di divertimento, i pub, come i responsabili di questa escalation di violenza fra i giovani? La premessa di questo articolo ci sembra sia già una risposta. Non sono cambiato i locali notturni, è cambiata la testa dei giovani.

L’OMICIDIO DI STANOTTE

Stanotte a Balestrate, in provincia di Palermo, un altro giovane è stato ucciso. Un’altra rissa, dopo quella della discoteca Notr3 di Palermo che portó alla sparatoria che uccise Rosolino Celesia, che ha causato un’altra bara “bianca” e tanto dolore. Francesco Bacchi, 20 enne di Partinico, è stato massacrato con calci e pugni da altri giovani come lui. Vite spezzate, famiglie distrutte e una società che va sempre di più verso una deriva dalla quale è molto difficile tirarsi fuori.

I NOSTRI GIOVANI HANNO AVUTO TROPPO?

Cosa succede a questi giovani, incapaci ormai di divertirsi? È un interrogativo che in tanti si fanno ma a cui è davvero difficile dare una risposta. Qualcuno vede come unica soluzione la chiusura delle discoteche e dei locali notturni, ma non può essere la soluzione. Il problema va ricercato nella testa delle nuove generazioni. Bisogna riflettere sugli errori fatti dalla società, da genitori e scuole, sul perché di questo mutamento. Cosa è mancato ai nostri ragazzi che le precedenti generazioni hanno invece avuto? Oppure il problema è l’esatto contrario? Ovvero che i giovani di questa era hanno avuto troppo? Praticamente tutto?

SIAMO PASSATI DALLA NOIA ALLA PARANOIA

La noia, che qualche anno fa era vista come un brutto sentimento, oggi andrebbe forse un po’ rivalutata. La natura non crea qualcosa senza un motivo. La noia aiuta a riflettere, ci consente di godere maggiormente per un divertimento improvviso, ci consente di inventare qualcosa che ci rende creativi. Oggi è un sentimento in estinzione per via degli smartphone, dei social, delle consolle, delle payperview. E poi ci sono i superalcolici e le droghe, ormai immancabili nelle notti dei giovanissimi. Ormai basta poco per sballarsi. Una pastiglia, due Spritz, e il passaggio dalla noia alla paranoia è servito. E allora forse è il caso di rivedere i dettami della società in cui viviamo e in cui vivono questi giovani.

SERVE UN’INVERSIONE DI ROTTA

Bisogna invertire i remi in barca per evitare la deriva. Perché non solo i morti ammazzati in discoteca ci lanciano segnali. Basta guardare per esempio il numero di suicidi, aumentati in età adolescenziale, ancora di più dopo il traumatico periodo della pandemia. Basta osservare i comportamenti “strani” delle nuove generazioni, più portati a chiudersi, ad esternare poco i propri sentimenti e le proprie emozioni. Una comunicazione basata perlopiù su messaggi whatsapp, in cui si preferisce un audio piuttosto che una chiamata. È necessaria un’inversione di rotta. Ma è più facile a dirsi che a farsi in una società schiava del progresso, dell’evoluzione, degli interessi economici che prevalgono sui bisogni della gente, prigioniera dei social e incapace spesso di distinguere ciò che è reale e da ciò che è finto. Un’epoca moderna in cui tornare indietro a vecchi schemi, a vecchi formati, ad antiche regole anche non scritte, come il rispetto per il prossimo, è praticamente impossibile. È questo forse il vero problema.