Palermo Spezia, il thriller che regala certezze ai rosa

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Se si potesse paragonare ad una canzone la partita di ieri sarebbe Trhiller di Mickael Jackson. L’epilogo al minuto 104 coinciderebbe con la strofa d’attacco di quella splendida dance song del 1982: è quasi mezzanotte e qualcosa di malvagio è in agguato nel buio, sotto il chiaro di luna vedi una sagoma che quasi ti ferma il cuore.

C’è Leo Stulac che prova a scacciare i fantasmi di una sconfitta al Barbera. Piazza la palla la dove il gigante Soleri ha subito fallo e guarda dritto lì, dove vuole piazzarla. In quei secondi infiniti di una partita senza fine lo stadio è in silenzio ma esplode di gioia quando la sfera si alza sulla barriera e come telecomandata si abbassa vicino al palo alla destra di Dragowsky.

L’urlo è liberatorio, la montagna umana sulle spalle dello sloveno appare come l’ombra di Monte Pellegrino e forse, qualcuno vi si sarà appellato, con la santuzza in cima. Una partita raddrizzata dunque alla fine con un recupero, sacrosanto, lungo quasi come un tempo supplementare, contro una avversaria forte ma apparsa più forte di quanto effettivamente sia per colpa del Palermo più brutto di questo inizio di campionato.

Una gara che però, a volerla analizzare a fondo, può definirsi confermativa. Questa squadra ha uno straordinario potenziale in termini di individualità. Ciò è sicuramente un pregio ma al contempo può rivelarsi un difetto.

In un corollario tattico piuttosto scarno e troppo integrale basta che una o due pedine girino a vuoto ed ecco che ci si ritrova a subire l’avversario. Che se poi è bravo come ieri ti ritrovi sotto di due gol.

Insigne ed Henderson i due che ieri hanno avuto una giornata storta sono stati sostituiti e qualcosa è cambiato. Ma la vera svolta è avvenuta con l’ingresso di Stulac e Soleri, due che in panca ci stanno troppo e che invece in questo scorcio di stagione insieme a Mancuso forse sarebbe bene vederli in campo più spesso.

Già, le individualità dicevamo, ed ecco il pregio di questa squadra: ne prendi tre seduti vicino a Corini e ti risolvono la partita. L’interrogativo però a questo punto è scontato: perché considerare tutti titolari e non invece fare una scelta di formazione base? Siamo quasi certi che ne gioverebbero il gioco, l’intesa tra i compagni e le coronarie dei tifosi.