venerdì, 21 Novembre 2025
Il Quotidiano di Palermo - Testata telematica registrata al Tribunale di Palermo n.7/2025 Direttore responsabile: Michele Sardo

La grande incompiuta

Palermo e i piloni “fantasma” della Circonvallazione: l’autostrada sopraelevata mai realizzata

La sopraelevata di viale Regione Siciliana è una delle tante incompiute di Palermo, una storia fatta da grandi ambizioni e da un finale sospeso che ancora oggi è visibile nei piloni di cemento armato sparsi lungo l’asse stradale centrale della Circonvallazione.

Basta girare la testa mentre si attraversa Viale Regione Siciliana per scorgere quelli che erano la base di un’autostrada [coffice_banner slot="article_inline1"] sopraelevata che per svariati motivi, soprattutto economici e urbanistici, non ha mai visto la luce. Un’opera immaginata per rivoluzionare la mobilità urbana, poi rimasta intrappolata nel limbo delle incompiute.

La sua storia comincia tra gli anni Settanta e Ottanta, decenni in cui Palermo cresceva rapidamente e sembrava urgente dotarsi di infrastrutture capaci di accompagnare la modernità. In quegli anni le parole chiave erano progresso, velocità, sviluppo. Le amministrazioni guardavano alle grandi capitali europee e immaginavano per il capoluogo una autostrada sopraelevata, in grado di passare da Palermo, senza imbottigliarla nel traffico a causa dei viaggiatori provenienti da Catania e diretti a Trapani, e viceversa, e che non tagliasse in due la città.

Il progetto prese forma, venne finanziato, discusso, presentato. I lavori iniziarono davvero, lasciando tracce tangibili: piloni massicci in cemento armato pensati per sostenere una futura tangenziale aerea, segnaletica sbiadita che annunciava il nuovo corso della mobilità palermitana, cartelli che oggi paiono reliquie appartenenti a un altro tempo.

Poi arrivarono gli ostacoli. I costi lievitarono, i vincoli urbanistici limitarono la fattibilità, la politica cambiò direzione e priorità. La soprelevata venne rallentata, ridimensionata, infine abbandonata. E così quei piloni rimasero, testimoni silenziosi di un’opera sospesa, mai completata e presto dimenticata da chi ogni giorno attraversa la strada che avrebbe dovuto scorrere proprio sotto la loro ombra.

Negli anni non sono mancate proposte per dare un nuovo senso a quelle strutture rimaste senza funzione. C’è stato chi ha ipotizzato lo smaltimento totale, chi invece ha pensato di occultarle e chi, al contrario, ha immaginato di trasformarli in piedistalli per installazioni artistiche monumentali. Tra le idee più curiose, quella di collocare statue su ogni pilone, tra cui quella di Domenico Modugno ritratto nell’iconico gesto del “volare”, un modo per sfruttare un’incompiuta trasformandola in simbolo popolare e identitario. Nessuna proposta ha mai davvero preso forma, e così i piloni sono diventati fioriere improvvisate o elementi estranei nel paesaggio urbano, quasi sempre ignorati, eppure impossibili da non notare.

Oggi il dibattito sulla mobilità cittadina guarda altrove e discute di una nuova pedemontana, una tangenziale moderna pensata per correre dietro i monti e deviare una parte del traffico che soffoca quotidianamente Palermo. Nel frattempo, i piloni di Viale Regione continuano a vigilare sulle nostre giornate frenetiche, sopravvivenze malinconiche di un futuro che non è mai arrivato e che, paradossalmente, oggi appare già superato.

Sono lì, immobili, radicati nel cemento e nella memoria della città, come frammenti di una modernità mancata. Un promemoria visivo di quanto sia facile immaginare il domani e quanto sia difficile costruirlo davvero.

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