sabato, 20 Aprile 2024

Palermo, finalmente i tre punti! In tre partite, però…

CalcioPalermo, finalmente i tre punti! In tre partite, però...

Si fa fatica a trovare il migliore in campo

È un Palermo ancora dentro un gagliardo percorso di consolidamento quello visto contro il Parma. Perché, al netto di una variazione nell’impostazione tattica, possiamo tranquillamente affermare che in panchina, finora, è cambiato soltanto l’accento che da bresciano è diventato genovese. Per il resto, vero è che di fronte c’era il Parma capolista, ma tanti troppi sbadigli dal 1° al 90° per una squadra che sembra un malato grave curato con la camomilla.

PRIMO TEMPO PIÙ ROSA

La prima frazione è spumeggiante come una puntata del “Mercante in fiera” di Pino Insegno. A provarci per primo è il Palermo al 18° con la versione cinese della famosa rovesciata di Djorkaeff in un Inter – Roma eseguita da Di Mariano. Esito? Feriti, lievi, un ghiacciolaro e due tifosi della Nord superiore. Proprio Di Mariano al 30° si fa molto, ma molto male. E qui non c’è proprio nulla da scherzare. Entra bomber Buttaro ed è ancora il Palermo a provare a sbloccarla con un tiro di Mancuso. Il Parma risponde con due tiri di Di Chiara e Del Prato, dopodichè la partita si trascina lemme lemme fino al fischio di Aureliano.

SECONDO TEMPO PIÙ NERO

Come spesso accaduto quest’anno, il Palermo del secondo tempo è meno tonico, meno aggressivo e regala terreno all’avversario. Pecchia ne approfitta per sguinzagliare tutti i suoi migliori cani da tartufo alla ricerca di quel fungo gustoso chiamato gol. Mignani, invece, sembra un pizzaiolo senza panetti da impastare. Entrambe le squadre, comunque, restano a digiuno: niente tartufo, niente pizza, niente pastasciutta, niente milinciani ammuttunati o cacoccioli alla villlanella. Manco un pacchettino di crackers, a dirla tutta. La partita termina con quello che è il risultato più giusto possibile: 0 a 0.

LE PAGELLE

Pigliacelli 6. Qualche utilissima parata, per i miracoli rivolgersi altrove. Ma – udite, udite! – non prende gol. Non accadeva dal 1976.

Diakitè 6. Baluardo di difesa, chiantatissimo nella sua mattonella di centrodestra si trasforma da Baracus a Tajani.

Lucioni 6,5. Leadership, carisma ed esperienza. What else?

Nedelcearu 6,5. Bella sorpresa della serata. Sostituisce Ceccaroni e nel doppio derby contro Mihaila e Man perde solo un duello contro quest’ultimo restando concentrato per tutta la partita.

Di Mariano 6. Frizzante ma impreciso. Lascia il campo per un grave infortunio e noi vorremmo essere con lui a tenergli la mano sussurandogli “Checco, ti aspettiamo in serie A”. Si dice che gli abbiano suturato una ferita con 19 punti che, quindi, proiettano il Palermo a 71 punti a +1 sul Parma. È il regolamento, fatevene una ragione.

Dal 33° Buttaro 6. Prova a combinare una bella fissarìa appena entrato, ma poi si scioglie e il “Garrincha alla carbonara” va pure vicino al secondo gol consecutivo. Vale quanto detto per Pigliacelli. Per i miracoli rivolgersi a soggetti meglio attrezzati.

Henderson 5,5. La grinta non gli manca. Ma quando prova a cercare i compagni in avanti è lucido come un astemio dopo tre gin tonic.

Dal 69° Segre 5,5. Entra in campo mentre gli altri sono già in pigiama e ciabatte. Sprecato.

Gomes 6. Ordinato nel suo essere scolastico nelle giocate. Nessun guizzo, ma anche nessuna cappellata.

Lund 6. Primo tempo da Pendo-Lund, scavando la fascia della tribuna ripetutamente. Tira i remi in barca, come tutta la squadra, nel secondo tempo.

Di Francesco 6. È un trottolinoamorosodudùdadada che non si può non apprezzare per come cerchi di essere una costante spina nel fianco degli avversari. Peccato che, a conti fatti, incida come un vespino 50 ad una gara di MotoGP.

Mancuso 6. Cerca sempre di “tagliare” la difesa parmigiana. Ma sono più gli offisde che i tentativi a rete.

Dal 69° Traorè 5. Non la vede praticamente mai, non la cerca praticamente mai.

Brunori 4. Il problema delle doppie punte lo assilla. Vede la porta avversaria col cannocchiale, riceve pochi palloni e quei pochi li gioca con una supponenza ed un’imprecisione al confine tra l’indisponente e l’inaccettabile. Forse, una delle sue peggiori apparizioni in rosanero. Vabè, toglietelo il forse.

Dal 89° Coulibaly s.v.

Mignani 5. Dopo quindici giorni di lavoro, aspettarsi qualcosina in più appariva legittimo. Affetto da una patologia che gli esperti definiscono “stipsi da sostituzioni”, mette la sua firma sul match con inchiostro indelebile con il cambio del 90° minuto Coulibaly – Brunori che è già diventato leggenda.

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