lunedì, 10 Novembre 2025
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La squadra di Inzaghi mostra limiti evidenti e fragilità mentale, rischiando di compromettere la corsa verso la Serie A diretta

Palermo, dal sogno alla disillusione: lo scivolone che fa paura

Torniamo coi piedi per terra. In tanti – anche io – ci eravamo illusi che il Palermo di Inzaghi fosse una corazzata. Ma la prima vera crisi della stagione è arrivata troppo presto e ha fatto venire fuori limiti, soprattutto caratteriali, che preoccupano non poco.

Tre sconfitte nelle ultime quattro partite raccontano una storia amara, quella di una squadra che sembrava destinata a dominare il campionato e che invece si è smarrita, perdendo sicurezza, lucidità e soprattutto identità. Dopo il roboante 5-0 rifilato al Pescara, che aveva illuso tifosi e ambiente, il tracollo è stato tanto improvviso quanto preoccupante.

Eppure, l’inizio era stato da grande squadra. Difesa solida, grinta, concentrazione, un gruppo compatto che dava la sensazione di poter schiacciare chiunque. Ma col passare delle settimane, il motore si è inceppato. I limiti, fino a quel momento mascherati dall’entusiasmo e dalla convinzione, sono riemersi in tutta la loro evidenza. Il problema principale, oggi, non sembra tecnico né tattico, ma mentale. È soprattutto il carattere a fare difetto.

Il Palermo ha dato l’impressione di non saper reagire alle difficoltà. Quando le cose girano bene, tutto funziona: le sovrapposizioni, il pressing alto, la gestione dei tempi di gioco. Ma appena arriva la prima crepa, un piccolo scivolone, un gol, il castello si sbriciola. È accaduto contro la Juve Stabia, una partita che resterà come simbolo della fragilità psicologica dei rosanero: nervosismo diffuso, ammonizioni evitabili, un’espulsione che sa di resa, e la totale incapacità di reagire allo svantaggio. Pochi movimenti, tanti palloni buttati in avanti, tanta confusione, nessuna idea chiara.

La squadra che fino a poche settimane fa correva per due e non si risparmiava mai, ora sembra svuotata, senza coraggio né fiducia. In tanti, dentro e fuori dal campo, abbiamo sopravvalutato il valore di questa rosa e bisogna prenderne atto. Forse perché l’illusione iniziale ha ingannato tutti, spingendo a credere che bastasse poco per essere una corazzata. Ma il calcio, si sa, non premia chi si ferma a metà strada o chi si guarda troppo allo specchio

Il percorso verso la serie A diretta, oggi, appare molto tortuoso. Non impossibile, ma con queste evidenze lontanissimo. Le rivali mostrano continuità, nervi saldi e una fame che il Palermo ha smarrito. E se non cambia subito atteggiamento, il rischio è quello di un’altra stagione anonima, chiusa con l’ennesimo epilogo ai playoff, dove a vincere non è quasi mai la squadra più tecnica, ma quella più cazzuta.

Il Palermo, oggi, non lo è, così come non ha dimostrato di esserlo nelle ultime due-tre stagioni. Ma può e deve tornare a esserlo, se vuole che l’illusione di settembre non si trasformi nell’ennesima occasione sprecata. Perché la differenza tra chi sogna e chi vince, nel calcio come nella vita, la fanno sempre il carattere e la determinazione. E il gioco più bello del mondo è pieno di esempi in cui non è sempre chi ha speso di più a vincere. Contano i giocatori in campo, ma conta molto di più la testa. E se è da un’altra parte – e non si capisce perché – c’è tanto da rivedere, soprattutto a gennaio.

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