Prima o poi doveva arrivare. La prima sconfitta in campionato matura su un campo tradizionalmente ostico per i rosanero. A Catanzaro, poche soddisfazioni si sono avute nella storia degli incontri tra le due squadre. Ed ecco che ieri la storia si è ripetuta, con un risultato che spesso in passato si verificava: l’1 a 0.
Generalmente queste sconfitte vengono definite di misura, come a significare che chi vince lo fa per un episodio fortunato. Quella di ieri, però, non ci sembra una sconfitta determinata da un episodio. C’è da analizzare il perché sia arrivata. Anzi, a dirla tutta, ci sarebbe da capire come mai non si sia perso contro Venezia e Modena.
Già, perché non ci convince più la fase difensiva, affidata negli ultimi tempi più a Joronen che al pacchetto arretrato. Può dipendere solo dall’assenza di Bani? Se così fosse, sarebbe un guaio: meglio comprare tre difensori a gennaio del suo livello.
Il centrocampo è il reparto che ha convinto meno sin qui: non filtra in fase di non possesso e non costruisce, se non qualcosa – ma davvero poca cosa – quando il gioco si sviluppa sulle fasce. Occorre individuare attorno a chi deve muoversi l’intero reparto, e certamente non può essere Ranocchia, fuori ruolo, il fulcro dei movimenti.
Parlando dell’attacco, ci si può appellare a tante attenuanti, ma una cosa è certa: schierare Brunori, quando gioca, ad ala sinistra è un regalo agli avversari, e Pojampalo, isolato lì al centro, diventa un ottimo punto di riferimento per chi deve difendere.

Ben venga dunque questa prima sconfitta, contro una squadra che avrà difficoltà a salvarsi, perché ha messo in luce, tutta in una volta, tutto ciò che non va e su cui Inzaghi dovrà lavorare.


