Pigliacelli 6. Compie un paio di interventi da minimo sindacale. Sui gol è incolpevole perché gli arrivano da distanza super ravvicinata. In compenso non prende gol nell’angolo maledetto.
Mateju 4,5. Che non fosse Cafu o Maicon lo sapevano pure i balatoni del Monte Pellegrino. Però ogni pallone che si avvicini alla sua zona è una scena thrilling che neanche nell’Esorcista.
Lucioni 4,5. Due gol quasi in fotocopia. Due gol nei quali – soprattutto nel primo – anche lo zio va in bambola.
Ceccaroni 4. Soffre Novakovich più di un herpes genitalis e nelle reti del Lecco ha responsabilità grandi come la Mesopotamia.
Lund 5. Si conferma Pendo-Lund in fase offensiva, ma dalla cintola in giù è fragile come un cracker. E anche la stanchezza comincia a farsi sentire.
Vasic 5,5. Messo più a destra di un militante di Casa Pound, è come utilizzare un diamante come fermacarte. Investimento da tutelare.
Dal 35° Henderson 5. Dov’è finito Braveheart? Giochicchia e traccheggia, ma nulla più.
Stulac 4,5. Una specie di Maradona del Subbuteo che si rende pericoloso solo su palla da ferma. Anche senza marcatura asfissiante non fornisce munizioni alle offensive rosanero.
Gomes 5. In avvio è attivissimo in fase offensiva. Poi si limita a fare il Gomes e – in una squadra sotto di due reti a zero in casa – diventa utile come un orecchio sul ginocchio.
Di Francesco 5. Nel primo tempo prova a combinare qualcosa sulla sinistra, poi si spegne alla ricerca di una giocata che non arriva mai.
Dal 54° Insigne 4,5. Palla ricevuta a destra e rientro verso il centro. Sempre, sempre, sempre. Entra per tentare l’assalto ma le sue giocate sono un continuo copia-incolla senza utilità.
Soleri 6. Prende una traversa, non segna perché un calciatore di movimento (Crociata) si piazza sulla linea, fa ammonire Celjak e Caporale ed è sempre presente quando c’è da sbattersi. Il meno colpevole dei sedici rosanero di oggi.
Mancuso 5. Pronti-via e potrebbe sbloccarla. Dopodiché ci vogliono i Ghostbusters per rintracciarlo.
Dal 54° Brunori 5,5. Gioca con orgoglio anche se di palloni giocabili – come spesso accade – non ne vede. Segna un rigore buono più per la statistica che per la partita.
Corini 5. Mette in campo un undici iniziale potenzialmente di fuoco, ma non si accorge che a fuoco finisce per andarci la sua squadra. Con tutta la benevolenza possibile, ma sotto di due reti dopo un tempo, tornare in campo con il cambio Graves/Mateju è francamente come curare le ustioni spruzzando abbondanti dosi di alcool.