giovedì, 18 Settembre 2025
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Il Giudice per le indagini preliminari si riserva la decisione

Omicidio Gaglio, l’assassino sarebbe affetto da schizofrenia: davanti al Gip non ha risposto

Si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip Giuseppe Cangemi, l’uomo accusato di aver ucciso il cognato Stefano Gaglio lo scorso lunedì in via Oberdan, a pochi passi da piazza Principe di Camporeale. L’udienza di convalida del fermo si è svolta ieri davanti al giudice Lorenzo Chiaramonte, che si è riservato la decisione sulla misura cautelare da adottare.

Cangemi, 62 anni, è accusato di aver teso un agguato a Gaglio, magazziniere della farmacia Sacro Cuore di piazza Principe di Camporeale, tra la Zisa e la Noce. Secondo la ricostruzione degli investigatori, la vittima era appena arrivato a lavoro dopo avere accompagnato una delle figlie a scuola. Aveva appena messo il cavalletto alla moto quando è stata colpita a morte con alcuni spari di pistola alle spalle.

All’origine del delitto, secondo gli inquirenti, ci sarebbero rancori familiari sedimentati nel tempo, in particolare legati alla proprietà di una villetta. Un contesto di tensioni private che, secondo l’accusa, avrebbe spinto Cangemi a pianificare l’agguato.

La schizofrenia

Ma c’è dell’altro che riguarda la salute mentale di Cangemi. Il legale dell’indagato, l’avvocato Salvino Pantuso, avrebbe presentato al giudice una documentazione sanitaria che attesterebbe come il suo assistito sia affetto da schizofrenia, patologia diagnosticata da anni. Alla luce di ciò, qualora fosse confermata la misura cautelare in carcere, la difesa ha chiesto che Cangemi venga ricoverato in una struttura clinica adeguata.

Gli inquirenti restano al lavoro per chiarire tutti gli aspetti della vicenda, compresa la provenienza dell’arma utilizzata nell’omicidio. Il sospetto è che l’assassino ne sia venuto in possesso perché vicino ad ambienti della criminalità organizzata, anche se lui ha dichiarato di averla trovata fra i rifiuti mentre svolgeva il suo lavoro di operatore ecologico e di averla tenuta conservata in un armadietto nella sede di Brancaccio della Rap.

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