sabato, 2 Agosto 2025
Il Quotidiano di Palermo - Testata telematica registrata al Tribunale di Palermo n.7/2025 Direttore responsabile: Michele Sardo

Tra le accuse di fallimento lanciate da Saverio Romano e la lealtà istituzionale rivendicata da Giuseppe Mancuso, il movimento centrista appare lacerato all'interno della maggioranza di governo a Palermo

Noi Moderati, il partito spaccato sul “caso Lagalla”: tra fedeltà e rottura

La crisi della giunta Lagalla ha ora un nuovo epicentro: si chiama Noi Moderati. A segnare una cesura netta è stata la recente presa di posizione di Saverio Romano, leader nazionale del movimento, che ha duramente criticato l’operato dell’amministrazione Lagalla, definendolo fallimentare e ritenendolo ormai distante dai valori e dal metodo politico di Noi Moderati. Parole che hanno assunto il tono di una vera e propria rottura politica, nonostante Romano abbia specificato di voler continuare a lavorare dentro le istituzioni.

Ma a Palermo, non tutti i rappresentanti del partito sembrano voler seguire la linea del distacco. Giuseppe Mancuso, vicepresidente vicario del Consiglio comunale e approdato in Noi Moderati nei mesi scorsi, ha dichiarato pubblicamente di non voler lasciare la maggioranza che sostiene Lagalla, richiamando invece alla coesione e all’unità del centrodestra.

Mancuso ha ribadito di essere stato eletto in una coalizione di cui il sindaco è espressione e di voler continuare a portare avanti il programma condiviso con gli alleati, sottolineando che le tensioni non possono diventare motivo di frammentazione. Le sue parole rappresentano un chiaro segnale di continuità istituzionale, ma anche un tentativo di calmare le acque dopo settimane di polemiche.

Le divergenze interne a Noi Moderati arrivano in un momento delicato per l’amministrazione comunale. Il recente voto sul bilancio ha evidenziato una maggioranza traballante, con malumori che non si limitano al partito di Romano.

Il sindaco, da parte sua, ha fatto sapere di essere aperto al confronto, ma ha anche difeso il suo operato e la coerenza dell’azione amministrativa. La possibilità di una ricomposizione, almeno a breve termine, sembra però affidata più ai singoli equilibri che a un’iniziativa unitaria.
Il caso palermitano mette in luce un fenomeno più ampio: la difficoltà, per alcune formazioni minori del centrodestra, di trovare una sintesi tra le ambizioni politiche nazionali e gli equilibri territoriali. Se da un lato Saverio Romano sembra guardare già alle prossime elezioni e a un possibile riposizionamento del suo partito, dall’altro esponenti come Mancuso preferiscono mantenere un ruolo di garanzia dentro le istituzioni locali, convinti che rompere adesso significherebbe indebolire ulteriormente una coalizione già logorata.

La spaccatura all’interno di Noi Moderati non è quindi solo una questione di rapporti personali con il sindaco Lagalla, ma il sintomo di una più profonda incertezza strategica: costruire un’alternativa o cercare di condizionare l’azione amministrativa dall’interno? Una risposta chiara, al momento, ancora non c’è.

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