La quercia chiese al mandorlo: ”Parlami di Dio!”. E il mandorlo fiorì. Il cipresso assetato di cielo chiese alle nubi: “Com’è il cielo?”.
Dall’alto tuonò una voce a irrorare di pioggia querce, cipressi e abeti.
“Noi che siamo morti al peccato, come potremmo ancora vivere nel peccato?” (Rm 6,2). Il creato è il DNA della sua grazia.
Il corpo chiese all’anima: “Dove sei?”. E l’anima lo baciò di aurora.
Sono le nostre lacrime a scendere e a schiarire dall’alto per concepire la creazione della vera grazia. Piccoli della pace, siate i giullari di Dio. Amo Francesco nelle sue follie d’amore.
Oh! No, non siate frate Formica, che tutto accumula a perdersi nel nulla. Oh! No, non siate frate Cicala che chiacchiera dall’aurora al tramonto.
Chiacchiera, chiacchiera continuamente ad annoiare la mente e il cuore. Chiacchiera ad avvelenare le comunità con il suo stesso cicalio. Quanti frati Cicala ci sono non solo in convento. Il primo conserva denaro e si riduce a un avaro a scheletro di carne. Il secondo taglia lingue sugli altri e mai su se stesso. Il chiacchierare è un terremoto a dilaniare persone e a frantumare, dentro e fuori, casa e convento.