Nel mese di luglio dell’anno scorso, Antonino Tranchida, un uomo di 37 anni originario di Paceco, insieme a Giuseppe Accardo, anch’esso di Paceco, fu condannato a quattro anni e quattro mesi di reclusione per il reato di traffico di droga. Entrambi erano coinvolti nell’operazione Gordio. L’accusa di associazione e il coinvolgimento con cosa nostra furono scartati, grazie alla difesa degli avvocati Natale Pietrafitta, Luigi Pipitone e Raffaele Bonsignore. La sentenza fu emessa dal Gup del tribunale di Palermo, Paolo Magro.
Tuttavia, ad agosto dello stesso anno, Antonino Tranchida prese la decisione di collaborare con la giustizia ed ora è assistito da un avvocato del Foro di Torino. Tranchida possiede informazioni cruciali sulla gestione del traffico di droga lungo l’asse Reggio Calabria-Palermo-Trapani. Conosce non solo i nomi dei grossisti campani, ma anche i dettagli degli affari che si svolgono a Roma.
Tranchida era stato arrestato insieme ad Accardo e altre trenta persone, facenti parte di una delle cinque bande smantellate nell’operazione Gordio, condotta dai carabinieri del Ros di Palermo nel luglio del 2022. L’accusa comprendeva traffico di droga provenienti dal Lazio e dalla Calabria. Inoltre, ai due uomini di Paceco veniva attribuito l’acquisto di una quantità significativa di sostanze stupefacenti da un gruppo criminale calabrese guidato da Rocco Pesce e Michele Grasso. Le intercettazioni e i pedinamenti effettuati dai militari dell’Arma avevano rivelato che i due si erano recati da Paceco a Reggio Calabria per stipulare un accordo economico sul prezzo della droga da acquistare. Le intercettazioni, tuttavia, avevano registrato una truffa subita dai due: dopo aver versato il denaro, non avevano ricevuto la merce. Il pubblico ministero, Alfredo Gagliardi, aveva chiesto una condanna a nove anni per entrambi.
Queste attività erano legate a vari gruppi criminali capeggiati, secondo gli investigatori, da Michele Vitale del clan “Fardazza” di Partinico, Michele Casarrubbia e Gioacchino Guida, i quali erano stati condannati rispettivamente a 6 anni e 8 mesi, 20 anni e 19 anni.
Tuttavia, dopo la condanna, Antonino Tranchida aveva deciso di collaborare con la giustizia, fornendo informazioni preziose. La Procura di Palermo ha depositato i suoi verbali in diversi processi. Le sue dichiarazioni risultano interessanti e si aggiungono alle indagini in corso. I pubblici ministeri Bruno Brucoli e Alfredo Gagliardi stanno raccogliendo i verbali di Tranchida. In uno degli ultimi resoconti, datato 31 agosto dello scorso anno, ha fornito dettagli sui canali del traffico di droga con le ‘ndrine di Rosarno e ha raccontato dei solidi legami instaurati con i Vitale di Partinico, tanto che nel 2018 avevano rubato una barca ormeggiata a Trapani per lui. Un gesto simile era stato compiuto anche per Giuseppe Lombardo, anch’esso condannato. Successivamente, le barche erano state trasferite a Balestrate.
Antonino Tranchida ha anche confermato che la marijuana veniva coltivata nelle campagne di Partinico, mentre per la cocaina si faceva affidamento ai Pesce di Rosarno, in provincia di Reggio Calabria. In questo caso, il riferimento è a Pietro Canori, un narcotrafficante romano catturato già nel 2021 in Spagna. Inoltre, Tranchida ha rivelato dettagli sul coinvolgimento di donne, tra cui Maria Rita Santamaria, che godeva della fiducia di Michele Vitale. Sempre secondo il racconto di Tranchida, Santamaria faceva consegnare semi di cannabis per la coltivazione di nuove piantagioni presso l’istituto tecnico commerciale Carlo Alberto dalla Chiesa di Partinico, dove lavorava come segretaria. Le rivelazioni di Tranchida, che non sono ancora finite, scuotono gli ambienti coinvolti nel traffico di droga.