giovedì, 13 Novembre 2025
Il Quotidiano di Palermo - Testata telematica registrata al Tribunale di Palermo n.7/2025 Direttore responsabile: Michele Sardo

Dopo la cacciata degli assessori Albano e Messina, rischiano di saltare anche gli incarichi di sottogoverno. Schifani rinvia il vertice di maggioranza mentre a Palermo i consiglieri Dc valutano la scissione.

La Dc sull’orlo del tracollo: il terremoto giudiziario su Regione, Comuni e sottogoverni

Il terremoto politico innescato dall’inchiesta sugli appalti truccati scuote dalle fondamenta la macchina amministrativa regionale e comunale. Dopo l’estromissione degli assessori democristiani Nuccia Albano e Andrea Messina dalla giunta Schifani, la Democrazia Cristiana rischia ora di perdere anche le ultime caselle di potere rimastele nei gangli dell’amministrazione siciliana.

Il governatore Renato Schifani, di fronte a una crisi che mina gli equilibri della coalizione, ha scelto di prendere tempo, rinviando il vertice di maggioranza previsto per oggi. L’intenzione è quella di avviare colloqui bilaterali con i partiti del centrodestra prima di assumere nuove decisioni politiche. Ma la direzione è segnata: i prossimi a rischiare la poltrona sarebbero Mauro Pantò (nella foto con Cuffaro), presidente della partecipata regionale Sas (Servizi ausiliari Sicilia), e Giuseppe Ferrarello, sindaco di Gangi e da poco nominato presidente del Parco delle Madonie.

La valanga giudiziaria, che coinvolge tra gli altri l’ex segretario Totò Cuffaro, ha già decapitato il gruppo dirigente democristiano e minaccia di travolgere anche gli incarichi di sottogoverno. In bilico figurano posti chiave all’Irfis, nella sanità regionale e nelle società partecipate. A rischio, secondo indiscrezioni, anche i direttori generali di Villa Sofia-Cervello, Alessandro Mazzara, e dell’Asp di Enna, Mario Zappia, mentre il direttore del trauma center Antonio Iacono è tra gli indagati per cui la Procura ha chiesto l’arresto.

Nel frattempo, Schifani ha provveduto a riempire i primi vuoti lasciati dalle dimissioni forzate. Carmen Madonia, già a capo del dipartimento Funzione pubblica, è stata nominata capo di gabinetto dell’assessorato omonimo, mentre alla Famiglia è arrivata Patrizia Valenti.

L’effetto domino tocca anche i palazzi municipali. A Palermo, il sindaco Roberto Lagalla si trova stretto tra le pressioni della maggioranza e quelle dell’opposizione, che ha chiesto di “liberare il Comune dal sistema Cuffaro”. L’assessore alle Attività produttive Giuliano Forzinetti, unico rappresentante Dc in giunta, per ora resiste, forte della fiducia personale del sindaco, ma il suo destino politico resta incerto.

In bilico anche Giovanna Gaballo, presidente della Sispi, società informatica del Comune, nominata in quota democristiana. All’ombra dell’Etna, la situazione è simile: a Catania l’assessore al Patrimonio Giuseppe Marletta rischia di seguire la sorte dei colleghi palermitani.

Il terremoto politico non risparmia neppure l’Assemblea regionale siciliana. I sette deputati della Dc, tra cui gli ex assessori Albano e Messina e il capogruppo Carmelo Pace, tentano di ricompattarsi dichiarando fedeltà al governo, ma le defezioni sembrano ormai inevitabili. Il ragusano Ignazio Abbate, forte di un solido consenso personale, potrebbe procedere in autonomia, mentre a Palermo i sei consiglieri comunali democristiani – Bonanno, Di Maggio, Imperiale, Raja, Rappa e Puma – valutano la possibilità di costituire nuovi gruppi a sostegno di Lagalla, decretando di fatto la dissoluzione del simbolo Dc in Consiglio.

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