giovedì, 30 Ottobre 2025
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La reazione di Schifani

Corte dei Conti dice stop al Ponte di Messina. Schifani: “Un’ingerenza che rischia di paralizzare il Governo”

“La decisione della Corte dei Conti sul Ponte di Messina sa molto di ingerenza e rischia di paralizzare l’azione di governo, ostacolando un’opera strategica per lo sviluppo dell’Italia e per il futuro della Sicilia”. Così il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, commenta il verdetto con cui i magistrati contabili hanno deciso di non concedere il visto di legittimità e la registrazione della delibera Cipess di agosto, che aveva approvato il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto.

“Si tratta – ha aggiunto Schifani – di un conflitto apparente tra poteri che abbiamo già vissuto e segnalato anche in Sicilia. Il Ponte sullo Stretto è un’infrastruttura attesa da decenni dai nostri cittadini e dal nostro sistema produttivo. Ribadisco la mia piena sintonia con il Governo nazionale e con il ministro Matteo Salvini, che ringrazio per la determinazione dimostrata in questi anni. Continueremo a difendere con forza il diritto della Sicilia a colmare un divario infrastrutturale che dura da troppo tempo”.

La posizione di Schifani si inserisce nel solco delle reazioni politiche alla decisione della Corte dei Conti, che ha sollevato una serie di perplessità sul progetto approvato dal Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile). I magistrati contabili, al termine di una lunga camera di consiglio, hanno infatti bloccato la registrazione dell’atto, evidenziando criticità sotto diversi profili: le coperture economiche, l’affidabilità delle stime di traffico, la conformità del progetto definitivo alle normative ambientali e antisismiche, nonché il rispetto delle regole europee sul superamento del 50 per cento del costo iniziale.

A pesare anche la questione della competenza del Cipess, considerato organo politico, e dunque potenzialmente privo della legittimazione per approvare un progetto di tale portata economica e infrastrutturale. Secondo quanto si apprende, le eccezioni principali sarebbero state sollevate dal consigliere Carmela Mirabella, relatore del fascicolo nella Sezione centrale di controllo.

Tecnicamente, però, la decisione della Corte dei Conti non chiude la partita. La normativa vigente prevede infatti che, nel caso di atti governativi, l’amministrazione interessata possa chiedere un’apposita deliberazione del Consiglio dei ministri. Quest’ultimo, qualora ritenga che l’atto risponda a un interesse pubblico superiore, può comunque disporne l’efficacia e dare corso al progetto.

Resta dunque aperta la possibilità per il governo di proseguire sulla strada tracciata dal ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, che ha sempre considerato il Ponte sullo Stretto un’opera simbolo della modernizzazione del Paese.

Il confronto tra Corte dei Conti e governo centrale, intanto, segna un nuovo capitolo nella lunga e travagliata storia del Ponte di Messina, un’opera che da oltre mezzo secolo divide la politica italiana tra sostenitori e oppositori, tra chi la considera un volano per lo sviluppo del Mezzogiorno e chi teme invece un colossale spreco di risorse pubbliche.

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