Cocò Gulotta: “Luigi Lo Cascio? Raccomandato. Con Ficarra ho avuto uno screzio”

L'attore e cantautore palermitano parla a 360 gradi del sistema dello spettacolo siciliano, che premia soprattutto chi ha agganci di un certo tipo

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Cocò Gulotta ospite della quarta puntata di Egoriferiti

“Quello dello spettacolo è un mondo di raccomandati. Uno di questi è Luigi Lo Cascio. A raccomandarlo fu suo zio Gigi Burruano“. Non ha peli sulla lingua l’attore e cantautore palermitano Cocò Gulotta e in un’intervista rilasciata al programma Egoriferiti, condotta dal giornalista Vassily Sortino e dal regista Giuseppe Cardinale, parla apertamente della sua vita e della sua carriera e, tra il serio e il faceto, di un mondo dello spettacolo in cui per andare avanti bisogna sgomitare non poco.

“Fu lo stesso Burruano a raccontare di aver raccomandato Gigi Lo Cascio – racconta l’attore – Il regista de I Cento passi, Manlio Tullio Giordana, aveva scelto l’attore Paolo Blandano ma lo zio di Luigi lo convinse a cambiare idea. Non sono cose strane – continua Gulotta – sono cose che succedono purtroppo. Gigi lo raccontò perché era molto incazzato. Si aspettava gratitudine da suo nipote: ‘Mi ha regalato solo una camicia’ urlava. E’ anche vero che poi Luigi Lo Cascio fu bravissimo e che quindi meritava di avere quel ruolo. Le raccomandazioni ci stanno anche, ma io non sono capace di cercarmele”.

Tra i tanti ruoli da attore interpretati da Cocò Gulotta c’è Paolo Firrigno, un personaggio della soap opera Agrodolce. Ideata dallo stesso creatore di Un posto al sole nel 2007 non ebbe però la stessa fortuna della produzione napoletana. Un investimento di una barca di soldi pubblici, più di 10 milioni di euro, che si rivelò fallimentare. La fiction, infatti, che doveva avere una seconda e una terza serie, venne interrotta dalla Rai dopo la prima stagione.
“Agrodolce è fallita perché era una grande porcheria – spiega Cocò Gulotta -. Non hanno speso i soldi per come dovevano essere spesi. Era fatta male, non aveva appeal, le sceneggiature ce le cambiavamo noi stessi prima di andare sul set perché non si capivano, andavano in onda cose incomprensibili. Era un’operazione commerciale e i vertici hanno cominciato a fare ostruzionismo. Poi – chiosa l’attore – c’è chi si è fregato i soldi”.

Gulotta è un fiume in piena e non risparmia critiche nei confronti di nessuno: “Ce l’ho con Emma Dante. Penso che non abbia ancora riconosciuto che lei è figlia o nipote di una tradizione palermitana. Non riconosce la continuità, il passato. Emma si prende troppo sul serio. Non sopporto poi chi fa le tribute band – continua -. Io pure reinterpreto brani non miei. Ma io sono Cocò Gulotta, non il clone di qualcuno”.

Dopo una telefonata in diretta all’attore Tony Sperandeo che ha detto di non conoscere nessun Cocò Gulotta e ha chiuso, l’attenzione degli intervistatori si è spostata su Ficarra e Picone:

“Non penso che lavorerò mai con loro – dice sicuro Gulotta -. C’è stato uno screzio con Salvo diversi anni fa. Con Valentino mantengo un rapporto carino, in quello con Ficarra invece credo che abbia influito una brutta risposta che gli ho dato quando condividevamo la sede della mia associazione, nei primi tempi della loro carriera. Da quella sede partivano le telefonate per la promozione dei nostri spettacoli. La ragazza che doveva occuparsi di ciò, un giorno mi rivelò che il lavoro per Ficarra la gratificava di più perché le veniva più facile vendere i suoi spettacoli rispetto ai miei. Quando è arrivato Salvo gli ho chiesto perché quella ragazza si stesse comportando così e lui se ne andò. Poi un giorno lui mi richiamò perché c’era una bolletta da pagare. Io gli risposi “vacci tu” e lui forse si sentì offeso”.

Poi il messaggio diretto a Ficarra: “Salvuccio, se non mi chiami per i tuoi film io non ci muoio”.

“C’è invece un popolo di colleghi che muore per avere una posa nei film di Ficarra e Picone – conclude l’attore -. Mi chiedo: a questa gente veramente è cambiata la vita professionale?”.

La quarta puntata di Egoriferiti

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