giovedì, 27 Novembre 2025
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La nuova perizia genetica riapre lo scenario sul delitto: “Piena concordanza” con la linea paterna di Andrea Sempio

Clamorosa svolta nel Caso Garlasco: il dna è di Sempio

La conferma che, a diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, potrebbe riscrivere la storia del caso Garlasco è arrivata attraverso una posta certificata. A firmarla è Denise Albani, la perita nominata dal Tribunale di Pavia nell’ambito dell’incidente probatorio disposto dalla gip Daniela Garlaschelli. In allegato alla comunicazione, una serie di grafici, analisi statistiche, numeri e percentuali che ribadiscono ciò che già il consulente della procura Carlo Previderé

aveva sostenuto nella sua relazione: il Dna isolato sotto due unghie della vittima è riconducibile alla linea maschile della famiglia Sempio.

La tecnica utilizzata da Albani, basata sulla biostatistica applicata ai marcatori del cromosoma Y, ha restituito una valutazione di compatibilità definita “elevatissima”. Quel frammento di materiale genetico, trovato nel 2007 e poi ritenuto troppo degradato dal perito del processo d’Appello, Francesco De Stefano, è stato oggi rivalutato con strumenti più sofisticati. Non solo è risultato leggibile, ma ha permesso un confronto che ha prodotto un livello di concordanza ritenuto significativo e in linea con le conclusioni alle quali erano giunti anni fa, indipendentemente l’uno dall’altro, sia la procura di Pavia sia il genetista Ugo Ricci, consulente storico della difesa di Alberto Stasi.

Secondo quanto anticipato dal Corriere della Sera, da Repubblica e dal Messaggero, la comunicazione di Albani è stata inviata ieri ai consulenti delle parti e alla procura. Costituirà il nucleo centrale della perizia definitiva che verrà depositata all’inizio di dicembre e discussa pubblicamente nell’udienza fissata per il 18 a Pavia. Il documento conferma che l’aplotipo Y rinvenuto sotto le unghie di Chiara Poggi appartiene a un gruppo familiare molto ristretto, riconducibile alla linea paterna di Andrea Sempio, all’epoca dei fatti giovane amico del fratello della vittima e frequentatore abituale della casa dei Poggi.

L’elemento che dovrà ora essere chiarito, e che sarà al centro dell’udienza del 18 dicembre, riguarda le modalità con cui quella traccia genetica sia finita sulle mani della vittima. Gli scenari ipotizzati dagli esperti sono due: un contatto diretto avvenuto durante l’aggressione, oppure un trasferimento indiretto, magari avvenuto in un momento precedente all’omicidio, attraverso un oggetto o una superficie contaminata. Una distinzione cruciale perché, se da un lato la compatibilità del profilo genetico appare oggi come un dato difficilmente contestabile, dall’altro la sua presenza non costituisce automaticamente una prova di coinvolgimento nel delitto.

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