Chissà se tra tanti cori intonati dalla grande muraglia rosanero al Braglia a qualcuno sarà tornata in mente qualche nota di una famosa canzone di Antonello Venditti. Quella che egli stesso definì la “The great gig in the sky” della musica italiana, pezzo di otto lunghi minuti di pura atmosfera.
E lunghi saranno sembrati ai tifosi rosa quei minuti in cui i canarini di casa provavano a raddrizzare la partita ed il gol di Mancuso. Un urlo di gioia, di liberazione di riscatto si è udito distintamente in terra emiliana. Laddove la laboriosità e l’ingegno rappresentano una eccellenza italiana abbiamo avuto la sensazione che il bolide, la Ferrari, come ha scritto in altro articolo Marco Apprendi, sia il Palermo.
E tanti dubbi che attanagliavano gli scettici sono definitivamente fugati. Questa fuoriserie ha un gran pilota. Si chiama Eugenio Corini, l’uomo che ha saputo farsi scivolare addosso le critiche più aspre, lavorando, riflettendo, credendoci e soprattutto ricordandosi che la maglia numero cinque si può indossare anche in panchina.
Schieramento perfetto ad inizio gara e cambi sensati in corso d’opera hanno confezionato la sesta vittoria su otto gare in campionato e la quarta, consecutiva peraltro, in trasferta.
Nella giornata in cui si scopre che nessuno è imbattibile in questa categoria, leggasi prima sconfitta del Parma, c’è una stella che brilla su tutte. Ha il colore rosanero e potenzialmente può essere la stella polare della cadetteria. Quella che tutte le altre compagini dovranno guardare sperando di starle incollate. Quella che illumina il ritorno dei nostri supporters e li culla in una felicissima evanescenza, come le ultime note di quella canzone di Venditti, l’ipnotico loop al sapore del sax di Gato Barbieri.