Decisione politica dirompente quella assunta dal presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, che ha firmato i decreti di revoca degli incarichi per Nuccia Albano e Andrea Messina, i due assessori regionali della Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro. La mossa, maturata nelle ore successive alla nuova inchiesta della Procura di Palermo su corruzione e appalti nella sanità, segna l’espulsione del partito cuffariano dalla giunta regionale e sancisce di fatto la rottura tra Palazzo d’Orléans e la Dc.
Schifani ha deciso di intervenire dopo giorni di tensione, prendendo atto del fallimento della moral suasion esercitata nei confronti dei due assessori, che avevano rifiutato di dimettersi spontaneamente. Il governatore, sostenuto da Fratelli d’Italia, ha così scelto la linea dura, ritenendo necessario un segnale politico forte in nome della trasparenza e del rigore istituzionale.
«Alla luce del quadro delle indagini che sta emergendo, riguardanti l’ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro, ritengo doveroso riaffermare la necessità che il governo regionale operi nel segno della massima trasparenza, del rigore e della correttezza istituzionale», ha dichiarato Schifani, sottolineando che «fino a quando il quadro giudiziario non sarà pienamente chiarito, non sussistono le condizioni affinché gli assessori regionali espressione della Nuova Democrazia Cristiana possano continuare a svolgere il proprio incarico».
Il presidente ha definito la scelta «un atto di responsabilità politica e morale» volto a «tutelare la credibilità delle istituzioni» e ha voluto precisare che non si tratta «di una decisione di parte, né di un giudizio sulle persone», ringraziando Albano e Messina per il lavoro svolto. Ma le sue parole non lasciano spazio a interpretazioni: la priorità è salvaguardare l’immagine del governo regionale in un momento in cui la fiducia dei cittadini è messa a dura prova dalle indagini giudiziarie che lambiscono figure di primo piano dell’area cuffariana.
Per il momento Schifani ha deciso di mantenere l’interim di entrambi gli assessorati, quello al Lavoro e quello alla Funzione Pubblica, e la situazione dovrebbe restare invariata almeno fino all’approvazione della prossima Finanziaria. Nel frattempo, il presidente ha già provveduto a riorganizzare gli staff dei due dipartimenti, nominando Patrizia Valenti capo di gabinetto all’assessorato al Lavoro. La Valenti, dirigente di lungo corso, era vice capo di gabinetto a Palazzo d’Orléans e in passato ha ricoperto ruoli di rilievo, tra cui quello di assessore alla Funzione Pubblica nel governo Crocetta. Contestualmente è stato risolto l’incarico di Rosolino Greco, che finora ricopriva quella posizione.
La crisi politica aperta dalla revoca degli assessori Dc rischia ora di spostarsi all’Assemblea regionale. Sono sette i deputati democristiani che siedono tra i banchi della maggioranza, e il loro futuro orientamento potrebbe incidere sugli equilibri interni al centrodestra. Tuttavia, anche in caso di un loro distacco, i numeri restano dalla parte di Schifani: la coalizione può contare su 37 deputati, cui si aggiungerebbero i tre del gruppo di Cateno De Luca, contro i 23 complessivi di Pd, Movimento 5 Stelle e Controcorrente.
«Auspico che i parlamentari della Nuova Democrazia Cristiana continuino a sostenere i provvedimenti dell’esecutivo regionale, nell’interesse superiore della Sicilia e dei cittadini», ha concluso Schifani, ribadendo la volontà di proseguire nel lavoro di governo «con serenità, chiarezza e coerenza rispetto ai valori di legalità e buon governo».




