Negli ultimi sei anni la Sicilia si è imposta come la regione italiana che più di tutte ha saputo crescere e reagire alle difficoltà economiche generate da una serie di eventi globali senza precedenti. Dal 2019 al 2025, infatti, il Pil reale dell’Isola è aumentato del 10,9 per cento, un risultato che nessun’altra regione italiana è riuscita a eguagliare. Un dato che acquista ancora più valore se si pensa al contesto in cui è maturato: pandemia, lockdown, crisi energetica, inflazione galoppante e guerra tra Russia e Ucraina.
Secondo un’analisi dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, l’Italia nel suo complesso ha fatto registrare una crescita del Pil reale del 6,4 per cento rispetto all’anno pre-Covid, superando sia la Francia (+5 per cento) che la Germania, rimasta quasi ferma con un modesto +0,2 per cento. Solo la Spagna, con un +10 per cento, ha fatto meglio di noi. Anche la media dei Paesi dell’area euro, pari al +6,2 per cento, conferma come il nostro Paese sia riuscito a reagire con maggiore efficacia alle difficoltà economiche globali.
Ma è guardando alle singole regioni che emerge con chiarezza la forza del “modello Sicilia”. L’Isola, in questi anni, ha beneficiato della spinta di alcuni settori chiave: le costruzioni, il turismo e l’industria. Il rilancio edilizio innescato dal Superbonus, gli incentivi legati alla ZES Unica e i fondi del PNRR hanno generato un effetto domino che ha permesso di stimolare investimenti, creare occupazione e rafforzare il tessuto produttivo locale. Anche se nell’ultimo biennio si osserva un rallentamento di alcuni indicatori, il bilancio complessivo resta nettamente positivo.
Dietro la Sicilia si collocano Lombardia (+9 per cento), Puglia (+8,9), Abruzzo (+8,1) e Campania (+7,7). È un risultato che vede un risveglio del Mezzogiorno, che guida la classifica delle macroaree italiane con una crescita dell’8,1 per cento. Seguono il Nordovest (+7,2), il Nordest (+5) e il Centro (+3,8). In altre parole, dopo decenni di divari strutturali, il Sud sembra finalmente riuscire a sfruttare le opportunità offerte dai grandi programmi di investimento europei e nazionali.
Il rovescio della medaglia
Tuttavia, la fotografia cambia quando si passa a considerare la ricchezza pro capite. Nonostante la forte crescita percentuale, il Mezzogiorno resta ancora lontano dai livelli di reddito del Nord. Nel 2025, infatti, il Pil per abitante nel Nordovest raggiunge i 46.817 euro, mentre nel Mezzogiorno si ferma a 25.637. Il divario è ancora più evidente a livello provinciale: la Città Metropolitana di Milano, con 75.127 euro per abitante, è quasi tre volte più ricca di Napoli, dove il Pil pro capite è di 25.823 euro.
Dopo Milano troviamo Bolzano (62.717 euro), Bologna (51.422), Roma (50.560) e Aosta (49.387). Bisogna scendere fino al 41° posto per trovare la prima realtà del Sud, Cagliari, con 36.869 euro per abitante. Le aree più povere del Paese, invece, restano Sud Sardegna (20.972), Barletta-Andria-Trani (20.865) e Cosenza (20.636).




