In Sicilia la produzione olivicola è da sempre protagonista del comparto agricolo, un settore che non solo sostiene l’economia locale, ma è anche al centro di una crescente attenzione verso la qualità e la sostenibilità. Sulla raccolta delle olive nella nostra Isola, e in particolare nel territorio palermitano, abbiamo intervistato Mario Terrasi, presidente regionale di “Oleum Sicilia” e a capo del Consorzio di tutela dell’olio IGP Sicilia. Terrasi ci ricorda come la raccolta delle olive, già iniziata nella Sicilia orientale, sia adesso a pieno regime anche nella parte occidentale.
Presidente, come si presenta quest’anno la campagna olearia in Sicilia in termini di quantità e qualità delle olive raccolte?
«In termini di qualità è eccellente, in quanto non ci sono stati attacchi di parassiti e quindi di mosche. Inoltre, le temperature più basse di questo periodo di raccolta e le piogge hanno fatto sì che le olive stiano dando un olio di grandissima qualità. A livello di quantità non è un’annata di “stracarica” o che ci ricorderemo negli annali a livello regionale: ci sono comprensori carichi e altri scarichi, però ci attesteremo, secondo le nostre proiezioni, sulle 35 mila tonnellate, un po’ come due anni fa. Comunque, rispetto alla media regionale che può superare le 50 mila tonnellate, è un’annata con un -30% rispetto alla media».
Quali sono le principali difficoltà che i produttori siciliani stanno affrontando in questa stagione tra clima, costi di manodopera e concorrenza estera?
«La concorrenza estera la sta subendo l’olio non certificato, quindi quello 100% italiano. Tutto l’olio a denominazione d’origine, DOP o IGP, non sta invece risentendo del calo dei prezzi degli spagnoli, che hanno portato i prodotti “civetta” a scaffale a 4,99 o 5,99 euro. In Sicilia dobbiamo quindi cercare il più possibile di certificare gli oli DOP o IGP, che ci danno un’identità riconosciuta da tutti e una qualità che rende i prodotti appetibili nei mercati internazionali. Quanto al clima, non è stata un’annata siccitosa come due o tre anni fa, anche se le piogge non sono state sufficienti a riempire gli invasi né a soddisfare pienamente le piante. Tuttavia, complessivamente, la situazione è migliorata rispetto al 2024 e anche rispetto a due anni fa. Per quanto riguarda la manodopera, lo sappiamo: se ne trova ben poca, ma quello è un problema nazionale, non solo siciliano».
Come si stanno muovendo i prezzi dell’olio siciliano rispetto all’anno scorso e quali fattori stanno influenzando il mercato?
«I prezzi sono in linea con quelli della scorsa annata ma, naturalmente, la produzione spagnola influenza quella italiana, che ha iniziato come nel 2024, ma senza la certezza che questo prezzo possa reggere, perché Puglia e Calabria sono cariche. A novembre vedremo come andrà, ma penso comunque che questo problema non riguardi gli oli certificati IGP o DOP».

Soffermiamoci adesso sulla provincia di Palermo: qual è la situazione relativa alla raccolta delle olive rispetto agli anni precedenti?
«Siamo a circa il 30% della raccolta, quindi appena agli inizi, però la produzione è buona. Sicuramente è un’annata importante, in cui soprattutto la cultivar Cerasuola sta dando grandi risultati. Prevediamo di finire non prima di dicembre, ma con ottima qualità e grande quantità di prodotto, quindi siamo contenti».
Quali misure o iniziative “Oleum Sicilia” sta promuovendo per sostenere i piccoli produttori e valorizzare l’olio locale nel territorio palermitano?
«Stiamo puntando sulla concentrazione dell’offerta, perché oggi il vero tallone d’Achille della produzione nel Palermitano è il fatto che siamo tutti piccoli produttori, un po’ sparpagliati e abbandonati a noi stessi. Il ruolo di “Oleum Sicilia” è quello di mettere insieme tante piccole aziende e di vendere nel mondo con un marchio collettivo dell’organizzazione. In questo modo pensiamo di poter dare, come negli anni scorsi, un ristoro economico ai produttori superiore rispetto a chi agisce da solo, in balìa dei commercianti».

Quali sono le tendenze dei prezzi dell’olio extravergine nel territorio palermitano e come stanno incidendo sulle entrate dei produttori locali?
«Se parliamo di prezzi all’ingrosso, c’è una forbice tra 9,20 e 10 euro al litro, quindi un prezzo che si mantiene buono rispetto all’anno scorso. Ovviamente la vendita al dettaglio si colloca su valori ancora più alti. Ci riteniamo dunque soddisfatti, perché nel Palermitano c’è un’ottima qualità e quantità, ma soprattutto i prezzi, allo stato attuale, sono confortanti. Vedremo cosa accadrà nelle prossime settimane o a novembre».




