Nessuna traccia di sostanze stupefacenti, ma un alto tasso alcolemico. È questo l’esito degli esami tossicologici eseguiti dall’equipe di medicina legale del Policlinico di Palermo sul corpo di Simona Cinà, la ventenne pallavolista di Capaci trovata senza vita nella piscina di una villa ad Aspra, nella notte tra venerdì 1 e sabato 2 agosto, durante una festa di laurea.
Gli accertamenti confermano dunque che la giovane non aveva assunto droghe, come ipotizzato in un primo momento, ma che aveva invece ingerito una quantità significativa di alcol. Resta da stabilire se proprio lo stato di alterazione alcolica possa aver contribuito a ridurre i suoi riflessi e la sua capacità di reagire, rendendole impossibile salvarsi una volta finita sott’acqua.

Secondo quanto emerso dall’autopsia, la causa del decesso sarebbe annegamento, ma restavano aperti diversi interrogativi sulle condizioni in cui la ragazza si trovava al momento della caduta in piscina. Adesso i risultati tossicologici tracciano un quadro più chiaro, anche se non del tutto definitivo: non vi sono segni di patologie congenite né di malori cardiaci, mentre l’eccesso di alcol appare come l’unico fattore esterno riscontrato.
La Procura di Termini Imerese, che coordina le indagini, attende adesso la relazione conclusiva del chimico tossicologo Vincenzo Nicolì, incaricato di approfondire gli aspetti scientifici della vicenda. Sarà lui a dover stabilire il nesso tra il livello di alcol presente nel sangue e la dinamica della morte di Simona.
Nel frattempo, la comunità di Capaci continua a stringersi attorno alla famiglia della ragazza, sconvolta da una tragedia che ha spezzato una giovane vita e lasciato aperti interrogativi che solo la scienza e la giustizia potranno chiarire.