La Procura di Palermo ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta per omicidio aperta a maggio 2024 dopo la morte dell’imprenditore Angelo Onorato, trovato senza vita nel suo Suv con una fascetta stretta al collo. Secondo i magistrati non ci sono elementi concreti per sostenere l’accusa e resta dunque in piedi l’ipotesi già avanzata del suicidio.
“Le indagini non hanno consentito di individuare seri, concreti e specifici elementi a carico di alcuno e neppure è stato possibile escludere che il decesso sia stato frutto di una scelta autonoma dello stesso Onorato”, si legge nella richiesta di archiviazione.
Una ricostruzione che però non convince la famiglia. La moglie, l’ex eurodeputata Francesca Donato, attraverso il suo legale, l’avvocato Lo Re, ribadisce: “Angelo aveva paura per la sua incolumità. Uno sportello della sua auto fu aperto prima del ritrovamento del cadavere, e questo dimostra che qualcuno era con lui”.
La difesa sostiene che Onorato fosse preoccupato di essere pedinato da due persone, come confidato a un testimone nel marzo scorso. Un dato che si intreccia con l’annotazione della questura secondo cui prima del ritrovamento del corpo, lo sportello posteriore lato passeggero del Suv risultava essere stato aperto. “È evidente che sia stato qualcuno a scendere dall’auto – dichiara l’avvocato Lo Re – non possiamo ignorarlo”.
Gli accertamenti della squadra mobile hanno passato in rassegna ogni aspetto: la situazione economica dell’imprenditore, la vita privata, le immagini delle telecamere di sorveglianza. Nulla ha fatto emergere tracce di un possibile killer. Le telecamere inquadravano la strada dove Onorato fu trovato senza mostrare veicoli sospetti né persone a piedi in fuga.
Gli esami autoptici hanno confermato la morte per soffocamento, senza segni di resistenza o ferite riconducibili a un’aggressione. Sulla fascetta sono stati rilevati soltanto i dna della vittima e della moglie, che aveva tentato disperatamente di liberarlo.
Nonostante ciò, la difesa insiste sulle incongruenze. Fra i punti sollevati, una lettera che Onorato aveva consegnato a un amico avvocato mesi prima di morire, con l’indicazione di farla avere alla moglie “se fosse successo qualcosa”. In quel documento l’imprenditore parlava di “persone sbagliate” e di “gente che mi vuole male”.
Il fascicolo, oltre duemila pagine, è stato consegnato agli avvocati della famiglia, che adesso valuteranno le mosse da compiere. “Il caso è tutt’altro che chiuso – afferma l’avvocato Lo Re – perché l’ipotesi dell’omicidio non è stata esclusa”.