Il procuratore Gaetano Costa fu ucciso da un sicario della mafia 42 anni fa, il 6 agosto del 1980 in via Cavour. Mentre da solo stava tornando a casa. Un anno dopo, nel 1981, sul luogo del delitto venne posta dal Comune di Palermo, sindaco Martellucci, una lapide commemorativa. In essa è scritto che Costa venne “proditoriamente assassinato”, in maniera generica. Non aggiungendo “dalla mafia”, due parole che avrebbero specificato con chiarezza una verità giudiziaria. Questa omissione è stata già segnalata dal figlio del procuratore, Michele Costa, secondo il quale si va “perdendo sempre più la memoria dei gravi delitti” compiuti da Cosa nostra tra gli anni Settanta e gli anni Novanta.
SI CANCELLERÀ QUESTA OMISSIONE
A distanza di 42 anni, si provvederà a cancellare questa omissione. Ieri, in occasione della commemorazione, il sindaco Roberto Lagalla si è impegnato con la famiglia del magistrato e con la fondazione che porta il suo nome a inserire in una nuova nuova lapide il riferimento alla mafia.
Il procuratore Costa qualche mese prima di essere ucciso, aveva firmato in prima persona la convalida degli arresti di vari esponenti della cosca Spatola-Inzerillo-Gambino, coinvolti in una retata della squadra mobile. I sostituti di Costa, tranne uno, non avevano voluto avallare l’operazione della polizia. Lasciandolo in una tragica condizione di solitudine e di sovraesposizione. Il sindaco Lagalla ha ricordato che “a quel tempo il procuratore Costa era stato uno dei primi magistrati a intuire i cambiamenti all’interno di Cosa nostra e, in particolare, il suo ruolo sempre più invasivo all’interno delle istituzioni”.