I carinesi d’America finanziano il restauro: nuova vita per una tela del ‘600

Oltre a presentare colori sbiaditi, aveva anche diversi fori

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Dopo un restauro durato tre anni, la tela la Trinità e le anime del purgatorio è tornata a casa. Da qualche giorno infatti si trova all’interno della Chiesa Anime Sante del Purgatorio, a Carini. A finanziare l’intervento, presentato oggi, l’associazione culturale Nord America, Carini Iod.

“L’opera pittorica – spiega la restauratrice Giada Gambino – si presume sia dei fratelli Manno perché ci sono tante parti iconografiche – prima tra tutte la colomba in alto a destra – che rimandano a loro. Però in realtà durante la pulitura della tela è emerso che la stessa è stata precedentemente utilizzata da qualcun altro. Sarebbe dunque della metà del ‘600, e non della fine del ‘700, perché la preparazione era di gesso e colla invece che di bianco di titanio, argilla e olio di lino”. Il restauro è avvenuto in parte a Carini e in parte a Palermo, all’interno del laboratorio di Franco Fazio. “Gli interventi realizzati – continua Gambino – sono la velinatura, la pulitura del retro, la svelinatura, il consolidamento delle resine acriliche con resine acriliche dello stato pittorico, la pulitura di quest’ultimo, la stuccatura e il ritocco pittorico”.

La tela oltre a presentare colori sbiaditi, aveva anche diversi fori. “Riportiamo alla luce – commenta l’arciprete di Carini Giacomo Sgroi – un’opera importante. Siamo riusciti a farlo perché c’è stata la volontà ma anche perché c’è stato chi ha finanziato l’intervento. Voglio ringraziare l’associazione Carini Iod per l’attenzione che ha per il nostro territorio. Prima di questo restauro infatti i nostri amici hanno finanziato – tra le altre cose – l’acquisto della pedana che rende possibile l’accesso ai disabili alla Chiesa Madre. Voglio ringraziare anche la dottoressa Gambino che ha fatto quasi un miracolo. Lo stato di partenza della tela era infatti disastroso. Anche la chiesa che ospita la tela presentava delle problematiche: c’erano delle infiltrazioni di acqua, ma grazie alla collaborazione dell’amministrazione siamo riusciti a bloccarle in tempo”.

“Quando riusciamo a riportare all’antico splendore una tela e, più in generale, ci prendiamo cura dei tesori che abbiamo – dice il sindaco Giovì Monteleone – recuperiamo una memoria collettiva, quindi facciamo qualcosa per tutti i carinesi. Grazie mille quindi all’associazione per quello che sta facendo”. “Noi siamo nati qui – dichiara il presidente di Carini Iod Natale Amato – e vogliamo fare qualcosa per il territorio. Il sindaco sta facendo molto, ci sta mettendo il cuore, speriamo che possa continuare ma di certo il suo non è un compito facile. Noi siamo con lui e sicuramente  faremo altre cose insieme”.

Alla presentazione, moderata dall’architetto Talluto, anche Gianfranco Lo Piccolo, responsabile per la Sicilia di Carini Iod: “Ci siamo presi l’incarico di ricucire come dei piccoli sarti la comunità. C’è il mondo carinese e c’è un mondo carinese d’America che anche se lontano è vicino con il pensiero e con le azioni rendendo possibili questi restauri che contribuiscono attivamente a riunire una comunità sfilacciata da una serie di eventi. Ad maiora”.