Tre funerali in una settimana: l’intera comunità di Villafrati, comune della provincia di Palermo, si è stretta nel dolore incommensurabile che ha provocato la morte di tre giovani del paese. Un incidente stradale che ha portato via, in un colpo solo, Domenico Vitale, 27 anni, Samuele Cusimano, 21 anni, e Ruben Salvatore Saccio, 25. Oggi è stato il giorno dell’ultimo saluto ad un 25enne brillante, amato e stimato da tutti. Ruben era ingegnere e docente di Meccanica all’Istituto Giovan Battista Hodierna di Mussomeli. Dopo un anno di docenza nel Nord Italia, era tornato nella sua terra, a tramandare la materia che amava più di ogni altra cosa, la Meccanica, agli allievi di Mussomeli. Appassionato da sempre di auto e moto, con un passato anche nelle corse motociclistiche professionistiche, Ruben aveva deciso di approfondire la sua passione con lo studio. Ed era riuscito a realizzare il suo sogno. All’alba del 14 dicembre scorso, mentre tornava con quattro amici da una nottata spensierata in alcuni locali di Palermo, tutte le sue ambizioni, i suoi studi, il suo presente e il suo futuro, si sono scontrati in maniera fatale contro un destino beffardo che ha interrotto la sua vita e quelle di Domenico e Samuele.
Le testimonianze riportate dai suoi amici più cari e dai suoi alunni al suo funerale, che si è svolto oggi all’interno del Teatro Baglio di Villafrati, raccontano un Ruben Saccio estremamente generoso, un 25enne realizzato che amava la vita e che sapeva trasferire questa sua gioia a chi gli stava accanto. “Con il cuore colmo di dolore – dice al microfono Miriam Pollaccia – siamo qui a ricordare il nostro caro Ruben a cui eravamo tutti affezionati, ognuno in modi e per motivi diversi. Non è facile accettare tutto ciò. Ruben era bello, buono, altruista, generoso e intelligente. Prendeva 30 agli esami, alternando playstation e libri. Era ambizioso, intraprendente, creativo e potrei continuare all’infinito. Un esempio per tutti noi. Lo ricorderemo per la sua capacità di essere primo in tutto. Ruben era il sale delle nostre giornate e continuerà ad esserlo. Non smetteremo mai di volergli bene perché con semplicità è riuscito a donare a tutti noi qualcosa di speciale”.
Il Teatro Baglio, scelto per la funzione di rito evangelico per questioni di capienza, è pieno in ogni ordine di posto. All’ingresso gli amici motociclisti di Ruben, con il casco in mano, hanno accolto il feretro. Dentro uno scrosciante applauso ha salutato l’arrivo della bara bianca. Dopo le letture e le spiegazioni dei pastori, è il sindaco Franco Agnello a parlare, lodando un paese che ancora una volta, così come ai tempi della pandemia, ha saputo mostrare il suo lato migliore, fatto di generosità, solidarietà e unione. E poi le testimonianze, tante, tutte sulla stessa linea di pensiero.
E’ in lacrime Gaia Carollo che racconta Ruben con tanto amore e passione: “Per chi è un figlio, per chi è un fratello, nipote, amico o confidente: c’è chi lo ha cresciuto e chi lo ha visto crescere. Oggi qui ci sono tutte le persone a cui è stata data la fortuna di vivere Ruben Salvatore Saccio. Quasi tutti abbiamo avuto almeno una volta il pensiero rivolto alla vita di Ruben con tanta stima. Una continua e straordinaria attesa del futuro. Non si fermava mai – ricorda Gaia con la voce strozzata dal pianto – e non si stressava nemmeno troppo. Basta ripensare alla freschezza dei suoi giorni prima di iniziare l’università. Non importa per quanto tempo lo abbiate conosciuto o quanto tempo ci abbiate passato assieme, per ognuno di noi lui è qualcosa di diverso o di speciale. Oggi ci troviamo qui a prendere atto che lo abbiamo vissuto solo per il tempo che ci è stato concesso”. E poi una frase che a Ruben piaceva tanto: ‘Ieri è storia, domani è un mistero ma oggi è un dono’ “.
All’interno del teatro, stracolmo di parenti, amici e conoscenti, ci sono anche diversi alunni dell’Istituto Superiore di Mussomeli. Michele Notaro lo ricorda così: “Caro prof, nella nostra classe lei ha portato il sole, con il suo meraviglioso sorriso che non dimenticheremo mai. Ci ha saputo prendere con il verso giusto, così abbiamo creato un rapporto che andava oltre quello di alunno-professore. L’ultimo ricordo che ci rimane di lei è quando siamo andati in gita a Palermo. Giornata piena di allegria e sorrisi smaglianti. Lei rideva sempre, è impossibile da dimenticare”.
Tra i tanti amici di Ruben Saccio ce n’è uno molto speciale, il pastore lo definisce addirittura un fratello del 25enne. E’ Vincenzo Plescia, calciatore del Renate ed ex attaccante della formazione Primavera del Palermo. “Ringrazio ciascuno di voi, non mi meraviglio di quanti siano oggi presenti per dare l’ultimo saluto a Ruben. La sua vita ha toccato tanti cuori e la sua presenza ha lasciato un segno indelebile in ciascuno di noi. Vederlo amato e rispettato da così tante persone – spiega commosso Plescia – è la testimonianza di ciò che era lui: un’anima generosa e leale, capace di dare tanto senza chiedere mai nulla in cambio”.
Poi Vincenzo si rivolge a Ruben, in una lettera commovente firmata da lui e da altri due amici: “Fratello nostro, chi lo avrebbe mai detto che ci toccava scrivere una lettera per te. Di solito eri tu quello più intelligente del gruppo. Ti sei preso un pezzetto di noi, insieme a Domenico e Samuele. Ci stai lasciando un po’ più soli, così, senza un compagno con cui giocare con la Play la notte, prendendoci in giro e scherzando. Ti siamo grati per tutto quello che sei stato per noi e per l’amicizia che ci hai dato. Forse ho capito perché sei andato via: avevi paura di perdere qualcosa perché non perdevi mai, ci battevi sempre in tutto. In qualsiasi cosa tranne nel calcio con me. Spero che lì dove sei, tu stia vivendo libero come piaceva a te. Porteremo avanti quella luce che ci hai dato. Terremo vivo il tuo ricordo, raccontando a tutti quello che tu ci hai insegnato. Ti voglio bene fratello”.
All’uscita dal Teatro Baglio di Villafrati, ad attendere la bara bianca di Ruben Saccio, c’è una grande folla che comprende anche chi non è riuscito ad entrare nella chiesa improvvisata stracolma. I rombi delle moto e i palloncini bianchi che volano verso il cielo sono un saluto, ma fanno anche tremare il cuore.