Da almeno una settimana le colonne monumentali in marmo grigio di Billiemi del Palazzo delle Poste Centrali di Palermo sono state deturpate da scritte realizzate con bombolette spray. L’edificio, un esempio di architettura razionalista e futurista, inaugurato nel 1934 sotto il regime fascista, è stato nuovamente preso di mira. Quattro delle dieci colonne presentano ora “firme” di ogni tipo lungo il loro diametro che si aggiungono a quelle un po’ più datate fatte nel cortile interno.
È l’ennesimo caso di un fenomeno che si sta diffondendo in modo preoccupante: i writer non fanno distinzione tra spazi comuni e patrimonio storico. La lista degli edifici imbrattati si allunga e include anche monumenti recentemente restaurati, come il tempietto della musica in piazza Castelnuovo, che ha subito danni simili pochi mesi fa.
Non si tratta certo di street art, anche se non ci meraviglieremmo se qualcuno la considerasse tale, visto che ai giorni nostri c’è chi riesce a vendere una banana con un po’ di adesivo sopra per milioni di euro. È la firma di vandali che nel gergo in uso ai graffitari viene chiamato tag. Tutt’altro che Street Art. Un fenomeno che andrebbe attenzionato maggiormente a Palermo da chi di competenza ma che spesso, purtroppo, viene ignorato.