A Palermo abbiamo piazza 13 vittime e, da oggi, l’attraversamento 14 vittime. Perdonateci la cinica provocazione, ma da anni, insieme a diversi residenti della Noce, denunciamo una situazione inverosimile, ma ad oggi, nessuno si è mai veramente interessato al problema.
Oggi un’altra morte. A spezzare la vita di un uomo di 66 anni, che stava camminando sul marciapiede che si trova al centro delle due carreggiate di viale Regione Siciliana, il conducente di una Smart, un giovane che ha perso il controllo della sua piccola vettura ed è finito sopra ad Antonino Cangemi.
Una lunga striscia di sangue su quell’asfalto, che si impregna ancora una volta di morte. Chi avrà sulla coscienza Nino, ma anche il giovanissimo Agostino Cardovino, morto nel 2020 a 17 anni a pochi metri da lì, e tutte le altre vittime di quel dannato tratto di strada?
Quattordici morti in pochi anni su quel passaggio dovrebbero essere un segnale allarmante, ma pare che a nessuno importi. Forse non ci sono i soldi o forse non c’è la volontà di rallentare il traffico con un altro cantiere in quel tratto nevralgico di Palermo.
La pericolosità di questo attraversamento è nota da tempo. Tante volte ci siamo chiesti nei nostri servizi a cosa serva un semaforo se non concede ai pedoni il tempo sufficiente per attraversare in sicurezza. E come può una strada di quelle dimensioni, una vera e propria autostrada, tranciare a metà due zone popolari di Palermo. Lì ogni giorno attraversano, con non poca paura, mamme con bambini e carrozzine, ragazzi che vanno a scuola, gente che va a fare la spesa, persone che vanno a lavorare.
Provate ad attraversare quel tratto di strada, vi renderete conto da soli di quanto pericoloso sia. Per i tempi ristretti del semaforo, per il tram, per marciapiedi che separano la corsia laterale da quella centrale in cui non entra interamente un passeggino o una carrozzina per disabili. E se scatta il rosso sono veri e propri attimi di panico. Ad innalzare l’indice di pericolosità ci pensano le radici dei pini e i conseguenti avvallamenti del manto stradale.
Quasi tutte le amministrazioni comunali che si sono succedute hanno promesso misure per mettere in sicurezza questo tratto, eppure nessuno è mai intervenuto in modo concreto. Autovelox, limiti di velocità, semafori, segnaletica orizzontale, non risolvono il problema. I pedoni non possono passare da lì, effettuando una corsa ad ostacoli tra auto “impazzite”. E nemmeno si può pretendere che la gente percorra quasi un chilometro a piedi, andata e ritorno, per raggiungere il sovrappasso.
Ancora una volta ci troviamo a ribadire un concetto: si tratta di un intervento che non si può più rimandare. Serve un piano urgente e concreto, un impegno delle istituzioni, il coinvolgimento di tecnici e urbanisti, e magari anche della cittadinanza, per trovare soluzioni sostenibili e risolutive. Una volta per tutte.
Se vogliamo evitare altre tragedie, occorre ripensare completamente l’attraversamento pedonale di via Perpignano e, magari, la circonvallazione stessa. Si può optare per un attraversamento protetto, rialzato o, idealmente, per un sottopassaggio o un sovrappasso pedonale che non costringa i cittadini a sfidare la sorte ogni volta che attraversano la strada. Non possiamo permettere che il sacrificio di altre vite diventi il prezzo da pagare per l’immobilismo e l’incuria di chi sembra far finta di non vedere, anche davanti ad immani tragedie come quella di oggi.