Monte Gallo, l’imponente massiccio che si erge oltre la punta di Mondello, ospita uno dei luoghi più affascinanti e meno conosciuti della città di Palermo. Questa montagna, situata nella Riserva Naturale Orientata Capo Gallo, si estende fino alla Piana di Gallo e offre panorami spettacolari e scorci mozzafiato, ma non è solo la sua bellezza naturale a renderla speciale. In cima al monte si nasconde una pagina di storia poco nota ai più, legata a un antico semaforo borbonico.
Alla fine dell’Ottocento, infatti, come ci racconta in un servizio video dettagliato lo staff di Palermo Rewind (clicca qui per vederlo), P il capoluogo siciliano contava due semafori, ma non nel senso moderno del termine. Questi erano delle stazioni di Telegrafo Ottico, antenate degli attuali mezzi di comunicazione a lunga distanza, che utilizzavano una serie di braccia mobili per inviare messaggi. A seconda della posizione di queste braccia, si trasmettevano lettere e numeri in un codice visivo comprensibile da una postazione all’altra. Una tecnologia che oggi può sembrare arcaica, ma che all’epoca rappresentava una vera e propria innovazione.
Una delle due postazioni si trovava sul più celebre Monte Pellegrino, la cui presenza è ancora segnalata da una targa nei pressi del Santuario di Santa Rosalia. L’altro semaforo borbonico, meno noto, è situato proprio sul Monte Gallo, dove ancora oggi sopravvive, immerso nel silenzio della natura e affacciato sul vasto panorama circostante.
Con l’avvento della telegrafia elettrica, questo tipo di comunicazione cadde inevitabilmente in disuso, e le strutture furono abbandonate. Ma il destino aveva ancora un ruolo da far svolgere a questi antichi avamposti durante il secondo conflitto mondiale. Data la loro posizione strategica, i semafori borbonici divennero presto presidi militari tedeschi, al pari del celebre Castello Utveggio, fino a quando l’avanzata delle truppe americane ne segnò la fine dell’uso bellico.
Oggi, però, l’antico semaforo borbonico di Monte Gallo è diventato un luogo di riflessione e spiritualità. Nel 1997, grazie all’intervento di un eremita che ha deciso di stabilirsi nella struttura, le pareti sono state adornate con magnifici mosaici a sfondo religioso, trasformando l’antico semaforo nel “Faro di Dio”. Questo è il nome che l’eremita ha voluto attribuire a quello che è diventato un santuario di pace e raccoglimento. Pare che proprio l’eremita, con uno dei suoi mosaici, abbia coperto un’antica croce nazista risalente alla seconda guerra mondiale.
La strada per raggiungere il santuario è stata ribattezzata “via Santa”, quasi a ricordare che ogni passo verso la cima è un’avventura di contemplazione, non solo per la vista ma anche per lo spirito.
Monte Gallo e il suo semaforo borbonico ci ricordano quanto sia ricca di storia e di bellezza l’area intorno a Palermo. Luoghi come questo custodiscono non solo memorie di un passato dimenticato ma anche nuove storie, che rivivono grazie alla passione e alla dedizione di chi, ancora oggi, si prende cura di questi siti straordinari.