23 Maggio ’92, Falcone in ospedale: il racconto del medico di guardia

In esclusiva a QdP e Primaradio, il racconto del dottore Nino Griffo che in quel triste giorno era di turno al pronto soccorso del Civico di Palermo

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Ricorre oggi il 32esimo anniversario della strage di Capaci. Alle 17.58 di quel maledetto 23 maggio 1992, all’altezza dello svincolo per Capaci, un canale di scolo dell’autostrada A29 Palermo-Trapani fu imbottito di tritolo. Il Giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani, vennero uccisi barbaramente in un vile attentato mafioso.

Ma Falcone e la moglie non morirono sul colpo. I loro corpi vennero trasportati, con una corsa disperata, in due pronti soccorso cittadini. A raccontare l’arrivo al Civico del giudice, in esclusiva al Quotidiano di Palermo e a Primaradio, è il dottore Nino Griffo che quel pomeriggio era di turno al pronto soccorso.

“In un primo momento – racconta il medico al giornalista di QdP e Primaradio Michele Sardo – si era diffusa la notizia che a Carini fosse crollata una palazzina. Arrivò un’ambulanza con decine di auto di scorta delle forze dell’ordine. Sulla barella – rievoca Griffo – c’era un uomo avvolto in una coperta di lana grezza di colore marrone. Di solito questa procedura si utilizzava per gli ustionati. Sollevando la coperta abbiamo visto che si trattava del giudice Falcone. Anche se era già morto – racconta il medico – praticammo ugualmente tutte le manovre rianimatorie. Arrivarono, praticamente subito, la sorella Maria e il giudice Paolo Borsellino che mi chiesero informazioni. Ma erano rassegnati, avevano capito tutto ancora prima di entrare. Al Civico arrivò solo un altro ferito di Capaci. Il pronto soccorso quella sera – conclude il dottore Nino Griffo – era letteralmente bloccato da decine di mezzi delle forze dell’ordine”.

Francesca Morvillo, moglie del giudice, anche lei magistrato, fu invece portata all’ospedale Cervello. Lei al nosocomio palermitano arrivó ancora viva ma in condizioni disperate. Purtroppo morì sotto i ferri dei chirurghi che la sottoposero ad un delicato intervento chirurgico, il quale, peró, non bastó a salvarle la vita”.