Basta una parete liscia a Palermo per usarla come foglio. Dicono sia un’arte quella dei writer, ma spesso, perdonateci, sulle pareti dei nostri palazzi, nei sottopassi, nelle stazioni, sui treni, si vedono solo scarabocchi. Come quelli comparsi all’interno della Stazione Notarbartolo, in rifacimento da alcuni mesi.
All’interno del tunnel del ponte che collega piazza Matteo Maria Boiardo a via Notarbartolo-via Daidone, da qualche giorno sono comparse diverse scritte che hanno vandalizzato le pareti in plexiglas appena installate. Una storia che si ripete da decenni. Bombolette nello zaino, l’adrenalina di una nuova impresa, la firma. O per meglio. E il writer colpisce ancora con il suo scarabocchio. O per meglio dire “tag”.
Definizione di tag (Wikipedia)
Il tag è il nome in codice che graffitisti (in inglese writers), MC e breakers usano per distinguersi. Nella cultura hip hop è utilizzata al posto del nome e definisce non solo una data persona, ma anche il suo modo di fare o un lato caratteristico. Il tag di un writer è essenziale, identifica l’artista in maniera inequivocabile e lo distingue dagli altri. L’attività di marcare una superficie con una tag viene chiamata tagging. Per tag bombing (letteralmente “bombardamento di tag”) s’intende la riproduzione del proprio tag su vasta scala in una determinata area di un centro urbano.
Ben vengano i murales in città, perché sono espressione vera di arte contemporanea, ma questi, perdonateci, sono sgorbi che sporcano e deturpano. Nulla di più.